Infantino: Inchiesta Alchemia: il sindaco di Palmi si dimetta, sue responsabilità politiche

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Siamo alle prime battute e come sempre in questi casi bisogna ricordare che un soggetto indagato non può essere considerato colpevole fino a quando non ci sarà l’ultimo grado di giudizio. Fatta questa doverosa premessa non si può certo far finta che nulla sia accaduto a Palmi.

Se da un lato ci auguriamo che la magistratura faccia con serenità e rigore i dovuti accertamenti rispetto all’imponente volume accusatorio, dall’altro non si può far altro che evidenziare come ancora una volta un esponente della maggioranza di destra, che governa da quattro anni la città di Palmi, è coinvolto in una inchiesta della magistratura. Per questo, in attesa della verità giudiziaria, non possiamo sottrarci da una valutazione di tipo politico.

L’inchiesta Alchemia, promossa dalla Procura e dalla DDA di Reggio Calabria, ci ha svelato un quadro davvero preoccupante rispetto alla capacità di condizionamento del voto amministrativo a Palmi da parte di soggetti accusati del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Abbiamo letto con attenzione l’ordinanza di custodia cautelare con particolare riferimento alle pesanti accuse contestate al consigliere comunale di Palmi, Gabriele Parisi; dei suoi presunti rapporti con esponenti considerati vicini alla cosca Parrello-Gagliostro e dell’aiuto elettorale ricevuto da questi in occasione del rinnovo del consiglio comunale del 2012.

Dalla lettura delle carte appare evidente la mobilitazione elettorale di questi soggetti nei confronti di Parisi, la cui presunta condotta illecita rimane al vaglio degli inquirenti.

Tuttavia, per tali motivi, come è successo in passato con il caso del vice sindaco Mattiani, che a seguito della condanna del padre accusato di aver favorito la cosca Gallico, si dimise dalla carica, e con la vicenda dell’assessore Isola, accusato di tentata concussione, ci interroghiamo come sia ancora possibile che il sindaco di Palmi faccia orecchie da mercante e non senta il bisogno di chiedere scusa alla città e dimettersi.

La richiesta di dimissioni per noi non è un mero esercizio retorico che si fa solitamente in queste  occasioni ma la leghiamo alla particolare condizione di degrado etico e morale cui versa la maggioranza che in questo momento governa la città.

Il popolo palmese non può continuare ad assistere ad inchieste che coinvolgono esponenti della maggioranza e soprattutto non può più continuare a sopportare l’arroganza e la concezione privatistica della cosa pubblica.

È vero, le condotte penali sono soggettive ma è anche vero che Barone ha la responsabilità politica nell’aver costruito una aggregazione elettorale che, come si è visto, ha subito, su alcuni suoi elementi, forti condizionamenti da parte di presunti affiliati a consorterie ndranghetiste.  

Il punto su cui grava la nostra preoccupazione è se in questi anni quei condizionamenti elettorali si sono trasferiti nell’azione amministrativa. Noi ci auguriamo di no. Siamo certi, però, che su questa questione la magistratura ha la possibilità di fornire ai cittadini palmesi forti elementi di rassicurazione.

                                                                 Enzo Infantino

                                                        PER L’OSSERVATORIO POLITICO CULTURALE PROGRESSO E LIBERTA’

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