Martedi 17 gennaio alle ore 11,00 davanti al Tribunale dei minori di Venezia si è tenuta una manifestazione sulla controversa decisione del Tribunale di Venezia nei confronti del ragazzo “effeminato” di Padova, e per protestare contro i cosiddetti allontanamenti facili dalle famiglie, basati su perizie e valutazioni soggettive di natura psichiatrica o psicologica, in assenza di reali maltrattamenti. Circa cento cittadini e volontari delle associazioni hanno partecipato alla manifestazione, indetta da Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, Genitori Sottratti, Genitori Separati dai Figli e Pronto Soccorso Famiglia.
Oggi il Presidente del Tribunale aveva finalmente ascoltato i genitori del ragazzo, ma questo segnale positivo cozza contro la decisione del Presidente di non ricevere i delegati della manifestazione e di non far parlare il ragazzo – il diretto interessato.
“Le convenzioni internazionali sui diritti dei fanciulli garantiscono loro il diritto a essere sentiti dal tribunale, e non comprendiamo come o perché questo diritto sia stato negato,” ha commentato Paolo Roat, Responsabile Nazionale Tutela Minori del CCDU Onlus. “L’essere affetto da veri o presunti disagi psichici o disabilità, non pregiudica il diritto di un minore a essere ascoltato: se così fosse, si tratterebbe di una grave discriminazione nei confronti delle persone disabili. Siamo a conoscenza di altri casi in cui, ragazzi e ragazze a rischio di allontanamento, non sono stati ascoltati dal Tribunale – forse proprio a causa della loro disabilità?”
Il Vicepresidente del CCDU Silvio De Fanti si è detto molto amareggiato della decisione del Presidente di non accogliere la delegazione: “La manifestazione è stata indetta appositamente alle 11.00, un’ora dopo l’udienza, e ci tenevamo a parlare col Presidente. Il nostro non era un tentativo di influenzare le sue decisioni su questo caso, ma in questi anni abbiamo denunciato gli enormi traumi causati a bambini e famiglie causati da interventi coatti, motivati da valutazioni psichiatriche o psicologiche. In parecchi casi, fortunatamente, tali decisioni non sono state implementate, perché un’analisi più approfondita, basata su un’istruttoria adeguata, ha dimostrato come l’approccio umano e comprensivo fosse molto più efficace e appropriato. Come nel caso di un ragazzo di Bassano che, una volta sottratto a queste pratiche coercitive, si sta rifacendo una vita felice. Molti casi di cui siamo venuti a conoscenza lo dimostrano inequivocabilmente: le valutazioni e perizie psichiatriche dovrebbero essere considerate come semplici opinioni, non come prove accertate.”
Tra i manifestanti c’erano anche mamme e papà colpiti da queste vicissitudini. In particolare, una mamma prima di partire ha scritto su Facebook: “Non molto tempo fa pensavo che mai sarei tornata in quel posto, già in quel posto… invece domani sarò lì, lì di fronte a quell’entrata che tanto mi ha fatto piangere, specialmente durante il viaggio di andata. Carica di tensione e cercando di sfogare prima, per avere poi auto controllo e calma, lavorando su me stessa come mai nessuno al mondo dovrebbe imparare a fare. Domani sarò lì come genitore libero da qualsiasi catena, unico filo conduttore insieme ad altri: i nostri bambini! Perché io ci credo, ci credo che qualcosa possa cambiare!”
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus