Arruzzolo su situazione porto Gioia Tauro

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Su Gioia Tauro tutte le parti in causa hanno il dovere di disinnescare ogni forma di esasperazione riprendendo i fili del dialogo: Governo, sindacati, Regione  e terminalista devono scongiurare ogni potenziale pericolo per il futuro del porto e per il lavoro dei dipendenti”. 

Lo afferma in una dichiarazione il capogruppo di Ncd in Consiglio regionale Giovanni Arruzzolo.

“Ogni vertenza o trattativa sindacale – continua Arruzzolo –  quando lo scenario è il Mezzogiorno e la Calabria in particolare, va considerata ben oltre gli obiettivi aziendalistici del contendere, ma investe senza dubbio la coesione sociale e civile. Il Governo nazionale ed il Parlamento per troppo tempo sono rimasti fermi circa le opzioni strategiche di questa straordinaria infrastruttura, che rimane ancora oggi l’accesso privilegiato, e direi obbligato per la legge dei grandi numeri,  del commercio via mare e delle merci in arrivo dal Far East nel Mediterraneo”.

“La contrazione delle attività manifatturiere a causa della crisi dei mercati internazionali – prosegue Giovanni Arruzzolo – certamente ha determinato una fase di contingenza negativa, ma è pur vero che il raddoppio di Suez, deciso da istituzioni che sovrintendono l’economia mondiale, è stato dettato dalla necessità di rendere più veloce la movimentazione di prodotti manifatturieri di provenienza  asiatica verso l’Europa, quindi, una potenzialità in più per Gioia Tauro. La crisi dei noli, peraltro – dice ancora Giovanni Arruzzolo – sembra affievolita e la ripresa economica mondiale comincia a spirare in maniera più convinta. Da qui, da questi dati occorre ripartire e imporre il confronto sugli esuberi e sulla loro ricollocazione, sulla diversificazione specialistica del porto, sul dialogo tra terminalista e lavoratori, con la mediazione, già avviata, del Governo rappresentato dal sig. Prefetto, il quale è impegnato a riunire le parti e verificare ogni proposta o contributo che possa portare ad una conclusione positiva della vertenza”.

“Sono convinto che i lavoratori di Gioia Tauro hanno a cuore le sorti del porto forse più del terminalista, ma è evidente che non qui si tratta di stilare classifiche di affezione, quanto piuttosto, nella massima trasparenza, garantire che ogni passaggio del confronto sia adamantino e aperto al contributo di chi lavora sulle banchine. L’atteggiamento peggiore – rileva Giovanni Arruzzolo –  sarebbe quello di tracciare una linea secca tra chi resta a lavorare a tempo pieno e chi, invece, starà fuori dai cancelli chissà per quanto tempo.  Ecco perché tutte le parti, anche per non disperdere il patrimonio di esperienze, hanno il dovere di affrontare, e anche di sperimentare, soluzioni contingenti che non siano solo tagli secchi e numeri in esubero, con l’obiettivo di non recidere definitivamente quel cordone ombelicale tra chi resterebbe dentro e continuare a lavorare e chi ne verrebbe espulso. Tecnicamente non tocca a me suggerire quali siano le migliori e praticabili soluzioni possibili,  ma Regione, sindacati, Governo e terminalista,ognuno per la parte di responsabilità che rappresenta, devono mettere in campo quelle opportunità affinchè nessun lavoratore rimanga per sempre escluso dai processi produttivi, così come non è assolutamente pensabile di continuare a chiudere le banchine alle navi in arrivo che, alla fine, sono l’unica fonte da cui arriva lavoro e reddito”.    

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