Marziale su 13enne travolto da treno

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“Non si parli di gioventù deviata e non si facciano processi ad una generazione che altro non è se non il prodotto della generazione che li alleva tenendosi lontana dall’offrire loro modelli esemplari”.

È la considerazione del sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, a commento della tragedia di Soverato, dove un tredicenne ha perso la vita “sfidando” la corsa di un treno, insieme a due coetanei, per scattare un selfie.

“Ogni epoca – spiega Marziale – ha i suoi percorsi estremi e quella che ci è data da vivere è marcata dalla tecnologia applicata alle comunicazioni dove anche i fatti più dolorosi della realtà fanno in fretta a diventare videogiochi. Basti pensare a tutte le riproduzioni ad alta definizione che offendono la memoria dei martiri siciliani, come Falcone e Borsellino, dove per vincere una sessione è necessario ammazzare il giudice e la sua scorta. E loro, gli adolescenti, opportunamente definiti “nativi digitali”, che fanno? Giocano con quello che adulti irresponsabili producono”.

“Fa cronaca e conquista le pagine dei giornali e gli spazi dei telegiornali l’irresponsabile che per un selfie si dondola sui bordi del terrazzo di un grattacielo, acquisisce milioni di like l’incosciente che si sporge pericolosamente dal pendio di una montagna – evidenzia il Garante – e diventa un mito chiunque sfidi la morte pur di dimostrare al mondo virtuale coraggio estremo”.

Marziale, rivolge un appello  “a quanti sono preposti all’educazione delle masse in età evolutiva, e penso a quelle famiglie dove mamma e papà trascorrono sui social più tempo dei figli, e ad una scuola vetusta che non intende recepire l’educazione al corretto utilizzo dei media come materia fondamentale d’insegnamento, continuando ad insistere sulla data di nascita di Garibaldi. Ecco le origini della devianza minorile contemporanea ed ecco le responsabilità di una generazione pilatesca, che fa in fretta a lavarsi le mani vomitando sui ragazzi di tutto e di più”.

Il Garante conclude rivolgendo “alla famiglia del tredicenne il più sentito cordoglio con la consapevolezza che quando muore un giovane viene a mancare una risorsa, una speranza per il territorio”.

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