Le ultime analisi relative alla balneabilità delle acque in tutta la Calabria, ed in particolare a Tropea, hanno portato la Commissione Straordinaria del comune turistico ad emettere un’ordinanza che vieta la balneazione. Un coro di giusta potresta si è alzato dalla cittadinanza e dai numerosi operatori turistici, che vedono questo divieto una vera e propria minaccia a stagione turistica già avviata, come testimoniano le già numerose presenze straniere nel territorio. E dopo tutto questo voglio esprimere la mia solidarietà nei confronti dei giornalisti che hanno semplicemente riportato la notizia, sui social bersagliati e definiti denigratori.
L’ARPACAL pur avendo dati inconfutabili, provenienti da rilevamenti effettuati il 17 maggio, ha eseguito a mio avviso un errore temporale nella rilevazione dei campioni, in quanto nei giorni precedenti alle indagini e nello stesso giorno, si sono verificate abbondanti piogge su tutto il territorio della Costa degli Dei, Questo ha causato l’ingrossamento delle fiumare a monte, che certamente ha fatto arrivare a mare feci umane o/e animali nelle quali risulta presente “Escherichia coli”, batterio che in circa 10 ore tende a sparire a mare. Anche un profano in materia può dedurre che lo scenario dal quale sono stati prelevati i campioni era completamente alterato dagli eventi meteorologici, e gli stessi operatori dell’ARPACAL potevano apprendere la situazione consultando i colleghi del Centro Funzionale Multi Rischi, struttura dipendente dallo stesso Ente di tutela, controllo e recupero dell’ambiente, evitando così allarmismo, propagandatosi poi a livello nazionale data l’importanza turistica che riveste la città di Tropea.
I Commissari, vista la delicatezza del caso, il quale andrebbe a incidere pesantemente sull’economia tropeana incentrata su un turismo ricettivo e balneare, prima di emettere l’ordinanza avrebbero dovuto chiedere i dati delle analisi e fare le opportune controverifiche, nominando un biologo marino terzo in rappresentanza dell’ente comunale. Troppa leggerezza c’è dunque stata da parte della Commissione senza accorgersi dell’effettivo danno. Inoltre, il campionamento dei dati per le analisi sulla balneabilità, andava fatto in quello spazio acqueo usufruito effettivamente dalla gran parte dei bagnati e non a 300 metri dalla spiaggia. Bisogna sottolineare che il punto di canpionamento “Lido Roccette” ha una denominazione errata e non corrispondente alla spiggia delle Roccette, bensi alla foce della fiumara la Grazia, altresi bisogna evidenziare che la mattina del 17 alla pompa di sollevamento c’erano dei lavori. I tombini del porto commerciale e i tombini del “lungomare Sorrentino” nella zona convento, sono invece i due punti individuati da tempo in cui, la commistione di acque bianche e fogna in caso di eventi meteo, si riversa sulla spiaggia e a mare.
La stessa celerità che hanno avuto nell’emettere l’ordinanza, dovrebbero impiegarla per risolvere i suddetti problemi, altrimenti parlando potrebbero essere considerati complici di inquinamento ambientale.
Ai Commissari, in carica presso Palazzo S.Anna dallo scorso agosto e non certo brillati per lungimiranza amministrativa, non si chiede di fare miracoli ma solo l’ordinaria amministrazione, poichè purtroppo lo stato nel quale versa la Città testimonia una scarsa operatività, nitida immagine della loro azione.
La situazione creatasi resta sotto la mia massima vigilanza per dovere morale e politico nei confronti dei cittadini, valutando insieme a tutti loro le opportune modalità di intervento necessarie.
Antonio Pisera
Noi Con Salvini