Aurelio Timpani FDI, su licenziamenti porto Gioia Tauro

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Sembra che al Ministero delle Infrastrutture la discussione per decidere del futuro dei lavoratori del Porto di Gioia Tauro è terminata. Lo spettro del licenziamento è divenuto una triste realtà . L’’azienda terminalista Mct ha inviato le lettere di licenziamento per circa 400 dipendenti in esubero ancora non allocati nella costituenda Agenzia Portuale. 

Il 1 aprile scorso era partita la procedura di mobilità per i lavoratori e i primi 45 giorni dovevano servire proprio ad individuare una strategia comune. Purtroppo sono passati senza novità. Così come i successivi e agli operai è toccato l’arrivo delle lettere di licenziamento. Uno Stato quello italiano che abbandona al proprio destino molti Padri di Famiglia. Quale sarà dunque il futuro di questa gente? Aspettare di trovare una occupazione oppure rimpolpare le file del lavoro nero”. Eppure quello che i lavoratori avevano chiesto al ministro Graziano Del Rio era un Piano di investimenti a lungo termine che valorizzasse il ruolo del porto come centro di transhipment. 

Quello di Gioia Tauro, infatti, doveva essere il porto numero uno del Mediterraneo. Nel 1994 la nascita del grande porto commerciale. Mille miliardi il costo iniziale e l’ambizione di dare lavoro a 7500 persone. Oggi, nel 2017, l’Hub del Mediterraneo, la porta Sud per l’Europa sulla rotta del Canale di Suez, conta 1640 lavoratori, più 600 unità per l’indotto e Medcenter dichiara 442 esuberi (ora ridotti a 400). Un porto da invidia per tutti, situato al Centro del Mediterraneo e centinaia di lavoratori senza un futuro ma per il governo la soluzione è l’Agenzia per il Lavoro a cui vengono destinati 45 milioni di euro e poi la Zes (Zona economica speciale) e le promesse fatte e mai mantenute. Tale scelta di licenziamento non sembra essere solo una questione di esuberi ma riguarda, molto più in generale, il futuro del porto di Gioia Tauro e dell’area circostante. Qualche settimana fa, forse non a caso, lo stesso premier Paolo Gentiloni ha indicato ai grandi imprenditori indocinesi i porti di Trieste e Genova come unici terminali verso cui indirizzare le merci in entrata nel Mediterraneo provenienti dal Sud-Est asiatico. Su Gioia Tauro, invece, nulla. Nemmeno un minimo impegno che confermi la funzione principale del porto che è quella di transhipment, unica base italiana. Silenzio da parte della Regione Calabria. Silenzio da parte della Città Metropolitana. Silenzio da parte degli amministratori locali, salvo qualche eccezione di alcuni sindaci locali e del Consigliere Comunale di R.C. Massimo Ripepi .

I grossi e grassi interessi delle Lobby se ne infischiano altamente dei quattrocento padri di famiglia gettati nella più cupa e nefanda disperazione. Fratelli d’Italia An Coordinamento della Piana, si attiverà a mobilitare quanti e colori possono scongiurare una simile “catastrofe” chiederà la mobilitazione Parlamentare dei propri rappresentanti e sarà al fianco dei lavoratori portuali per qualsiasi iniziativa utile a perorare la loro causa.

Aurelio Timpani Coordinatore FDI An Piana di Rosarno – Gioia Tauro.

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