Riceviamo e pubblichiamo
Piano carceri studiato dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per evitare che le punizioni europee previste per chi, come l’Italia, non riesce a garantire un’ospitalità dei detenuti nella misura dignitosa e rispettose delle disposizioni comunitarie nonché a criteri umanitari e per evitare risarcimenti dei danni, ha studiato il modo per farla franca.
Ha pensato bene il Ministro, per non incorrere alle condanne, di “ricorrere ai saldi” – scrive il Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Si.p.pe, Romeo Chierchia – prevedendo uno sconto di pena del 20% per chi continua a sopportare una situazione disumana e contrarie alle disposizioni comunitarie o in alternativa la scelta, “dell’opzione”, dell’indennizzo giornaliero di 10 o 20 €, naturalmente esente tasse, a titolo di risarcimento danni per i detenuti torturati. Ottima proposta Ecc.mo Ministro!
Il Giusto binomio oggi è “l’Amnistia e l’Indulto”. La nostra compagine sindacale, né parla da mesi e mesi, per non dire da anni. Il parlamento, in qualità di organo Costituzionale “elettivo”, deve assumersi questa responsabilità davanti al Paese e deve azzerare il tutto.
Il carcere deve essere l’ex-trema ratio alla quale il giudice deve ricorrere quando non ha altre alternative.
Ma invece di prevedere misure alternative al carcere, come la libertà su cauzione, per reati non di impatto sociale devastanti, è un’opportunità concessa all’imputato di richiedere una misura alternativa alla custodia in carcere, pagando una cauzione per conquistare l’assoluzione e per lo STATO un incremento delle entrate per consentire la gestione autonoma contabile delle carceri con budget predeterminati. La “paghetta” invece significa un costo per lo STATO e chi pagherà? Il contribuente! Tutti parlano, tutti criticano, tutti vogliono aver ragione, con proposte sempre vecchie e clientelari, ma alla fine i fatti non si vedono.
A questi provvedimenti tampone utili per il “momentum”, devono seguire riforme strutturali del sistema penitenziario e provvedimenti legislativi che mirino ad organizzare la Giustizia Italiana che ad oggi non risulta essere efficiente. Il prodromo di un percorso non lineare, rischia di trasferire il problema penale nel tessuto sociale con gravi danni al Paese.
Inoltre non bisogna dimenticare che la sofferenza prioritaria, oggi, è accollata principalmente al personale di Polizia Penitenziaria, che lavora in prima linea e con turni massacranti poiché costretti a coprire più posti di servizio contemporaneamente e a volte anche 4 posti consecutivi, con le conseguenze, in termini di salute, stress e tensione e senza riconoscere il giusto equilibro economico.
Un consiglio al Ministro – conclude il Chierchia – invece di pensare alla “paghetta” per i detenuti perché non pensa ad aumentare l’indennità di presenza giornaliera, per gli agenti di Polizia Penitenziaria che prestano la propria opera per lo Stato, con un ulteriore importo di € 15,00 al fine di evitare che “lo sfruttamento” o questo sacrificio richiesto, si potrà tradurre, in ricorsi nelle sedi opportune per l’eventuale riconoscimento del danno patito.