La nuova legge elettorale, il cosiddetto “Rosatellum”, che ci porterà a marzo ad eleggere il nuovo Parlamento, crea una grossa spaccatura territoriale. La Piana, che ormai da anni viaggia con intese intercomunali che si basano su 33 comuni e addirittura su una associazione “Città degli Ulivi” – che ha un esecutivo e un parlamentino composto da tutti i sindaci – non avrà gli stessi candidati nei collegi uninominali. Sembra strano, ma è così. Sulla Gazzetta Ufficiale di martedì scorso, infatti, è stata resa pubblica la composizione territoriale dei collegi. La Piana è quasi completamente assorbita nel collegio elettorale 06 di Gioia Tauro che comprende l’alto tirreno e l’alto ionio reggino. Ma con alcune, importanti, eccezioni. Nel collegio elettorale di Vibo Valentia, infatti, ci sono Candidoni, Galatro, Laureana, San Pietro di Caridà e Serrata. E nel collegio di Reggio Calabria figurano Sant’Eufemia e Sinopoli. Si tratta, dunque, di 7 comuni che saranno rappresentanti da un deputato di collegio diverso rispetto alla Piana concentrata nel collegio di Gioia Tauro.
Questo fatto rappresenta due fattori. Il primo è che nessuno degli attuali deputati che spesso girano per lungo e largo la Piana – con il concorso amichevole degli amici sindaci – hanno battuto i pugni sui tavoli romani per mettere insieme i 33 comuni del comprensorio. Ed in altre zone d’Italia l’omogeneità territoriale è stata rispettata anche attraverso modifiche al decreto sui collegi. Il secondo fattore, poi, è di prospettiva: i candidati all’uninominale alla Camera, cioè quelli che mettono il nome e la faccia nella lotta per il seggio, rappresenteranno, di fatto, i comuni del collegio e le loro istanze. Il fatto che un lotto di comuni della Piana farà parte del vibonese e del reggino, riduce anche la possibilità che esista un deputato che faccia sue le battaglie di tutte e 33 i centri del comprensorio. In buona sostanza si tratta di una sconfitta non solo per il sistema politico pianigiano, ma anche per chi, da anni, tenta di costruire una rappresentanza, anche identitaria, del territorio.
Non tutto, comunque, è perduto, perché se nell’uninominale secco la Piana è divisa, nella parte che riguarda il proporzionale, cioè dove ci sono i listini con i simboli dei partiti, la Piana è unita ma saldata anche a Reggio. Appare molto difficile che quei posti blindati possano ospitare in posizione utile un candidato del territorio. Non rimane, quindi, che affidarsi alla capacità che i partiti hanno di scegliere i candidati, e sperare che sappiano dare rappresentanza omogenea ai territorio. La cosa auspicabile è che sui collegi delle periferie dell’impero – come purtroppo ormai è considerata la Calabria, anche per sue colpe – non vengano catapultati i dirigenti “stranieri” alla ricerca di un seggio sicuro. La campagna elettorale è partita.
Domenico Mammola