Si è conclusa la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti Fazzari Salvatore (cl. 1937) e Fazzari Salvatore (cl. 1981) entrambi di Rosarno. I due erano accusati di porto e detenzione di armi da guerra, ricettazione e detenzione di munizionamento.
Tutto ha avuto inizio la mattina dell’11 aprile 2015, in seguito ad uno specifico servizio di controllo del territorio, i carabinieri della Tenenza della Compagnia di Gioia Tauro, comandati dall’allora capitano Francesco Filippo Cinnirella, unitamente al personale della Compagnia Speciale del Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e del Nucleo Cinofili del G.O.C. di Vibo Valentia.
Durante una perquisizione eseguita in uno stabile nella disponibilità di Fazzari Salvatore (cl. 1937), in Località Barbasano agro del Comune di Candidoni, veniva rinvenuto un tubo idraulico, sigillato con silicone su entrambi i tappi di chiusura e contenente una pistola mitragliatrice mod. Skorpion VZ-61 con sparo a raffica, due fucili d’assalto tipo AK-47 cd. Kalashnikov, tutti clandestini, alcuni serbatoi per proiettili da guerra compatibili con i fucili Kalashnikov e diverse centinaia di proiettili di vario calibro.
Nell’immediatezza non si poté procedere all’arresto di Fazzari Salvatore (cl. 1937), perché durante le attività di perquisizione si era allontanato dai luoghi del controllo, facendo perdere le sue tracce. Solo qualche giorno dopo il controllo fu emesso a suo carico un provvedimento di custodia cautelare da parte del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palmi; mentre, fu tratto in arresto il giovane Fazzari Salvatore, colto in flagranza di reato: si assumeva infatti che il giovane recatosi presso la casa rurale per assistere alle operazioni di ispezione, conclusasi l’operazione con esito negativo, chiedeva di potersi recare nuovamente all’interno dell’immobile per verificare la chiusura dei locali, ove si tratteneva per alcuni minuti. Pochi minuti dopo veniva eseguita una nuova ispezione a seguito della quale veniva rinvenuto l’involucro contenente le armi da guerra, proprio nei locali già oggetto di precedente ispezione con esito negativo; sicché, l’accusa assumeva che il Fazzari avesse trasportato le armi nella stanza ove vennero rinvenute.
Durante le indagini, a seguito dell’acquisizione di intercettazioni eseguite all’interno della Casa Circondariale di Palmi, ove i Fazzari erano ristretti, fu contestata l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, nella sua articolazione territoriale operante in Rosarno e zone limitrofe nota come cosca Cacciola e gli atti furono trasmessi alla D.D.A. di Reggio Calabria.
Dopo oltre 2 anni e mezzo dal rinvenimento dell’arsenale e, dopo aver patito un anno di custodia cautelare, tra quella carceraria e gli arresti domiciliari, all’udienza di ieri il Tribunale Collegiale di Palmi ha mandato assolti entrambi gli imputati per non aver commesso il fatto.
L’accusa è stata sostenuta era dal Sostituto Procuratore della D.D.A. di Reggio Calabria, Dott. Francesco Ponzetta, mentre i due Fazzari sono stati difesi dagli avvocati Armando Veneto e Vladimir Solano.