La vicenda del Porto di Gioia Tauro è quanto di più grottesco sia potuto capitare in Calabria negli ultimi anni e che fa il pari con tante altre mancate promesse di sviluppo nel meridione e nella nostra regione. Ci sono voluti ben 23 anni segnati da crisi profonde, occasioni mancate, cassa integrazione, licenziamenti e chi più ne ha più ne metta, perché lo Stato si accorga di tutta una gestione del Porto di Gioia Tauro fallimentare e solo oggi mette in mora la società che ne ha concessione fin dai primi anni novanta. Mi viene da chiedere al commissario dell’Autorità portuale per quale strana ragione solo ora lo Stato chiede conto alla Mtc di come la stessa operi, con tanto di accusa per aver fatto perdere al Porto il ruolo primario nell’ambito del volume di traffico dei container, cosa hanno fatto i governi che si sono succeduti alla guida del Paese in questi 23 anni? Sicuramente si sono macchiati di una responsabilità oggettiva fatta di mancati controlli e di acquiescenza nei confronti della società di gestione del Porto e sarebbe interessante conoscerne i motivi di cosi tanta negligenza da parte dello Stato. Il Porto di Gioia Tauro avrebbe dovuto rappresentare il volano economico non solo della regione ma di tutto il meridione, con tanto di volume di traffico di almeno un milione di teus e l’assunzione di 450 portuali, numero che fu abbondantemente superato nei primi anni e nessun organo di controllo si preoccupò di vedere cosa poteva esserci dietro a tutto questo in una zona dove la ndrangheta mette le mani dappertutto. Ora con la missiva del commissario Agostinelli pare si sia giunti alla resa dei conti ma è proprio questo che più mi preoccupa dal momento che per il sistema messo in piedi nella gestione del Porto di Gioia Tauro con uno scontro interno tra i soci di Mtc e Msc, il tutto potrebbe sfociare nella drammatica chiusura del Porto stesso nel caso Msc decidesse di spostare le navi in altri porti. A questo punto il governo deve esercitare la sua forza e tutelare l’interesse ed il bene pubblico, nonché preoccuparsi della salvaguardia di tutti i posti di lavoro ed in ragione di tutto questo una soluzione possibile e risolutrice è quella di nazionalizzare il Porto di Gioia Tauro andando a creare una società ex novo a maggioranza pubblica cosi come noi di Azione Identitaria abbiamo chiesto circa un anno fa. Quelli più a rischio ed esposti sono i lavoratori che ormai da tempo vivono nella incertezza più assoluta e vorrei scongiurare che dietro a questa presa di posizione del commissario Agostinelli, ci sia la volontà del governo di voler far fuori la Mtc, non per favorire la gestione diretta da parte dello Stato di tutti i processi di sviluppo dell’intera area, bensi per aprire la strada ad un’altra società privata interessata alla gestione del Porto di Goia Tauro, il che potrebbe destare ancora più pericolo ed incertezza per l’immediato futuro. La cosa precipua è garantire la continuità lavorativa del Porto ed i relativi investimenti, vigilare e salvaguardare il posto di lavoro di tutti i dipendenti senza che questi rischino, per mere manovre di interessi economici tra colossi finanziari, che un nuovo eventuale proprietario rivoluzioni la catena più debole di tutto l’ingranaggio ,cioè i lavoratori, trasformando contratti a tempo indeterminato con altre modalità contrattuali precarie che la stessa politica ha voluto, proprio in virtù di tutte queste ragioni e considerazioni, lo Stato deve assumere il controllo diretto del Porto di Gioia Tauro e rilanciare l’attività e gli investimenti.
Colombo(Azione Identitaria) “Nazionalizzare Porto di Gioia Tauro e tutelare tutti i posti di lavoro”
IGOR COLOMBO
COORDINATORE REGIONALE
AZIONE IDENTITARIA CALABRIA