C’è un africano che vuole cambiare vita, e si dirige verso l’Italia per costruire un futuro che non esiste. C’è un italiano che, incoraggiato dalla concorrenza sleale di questo mercato a trazione liberista, deduce che forse è meglio sfruttare gli schiavi a basso costo provenienti dall’Africa per non essere tagliato fuori dal mercato. C’è uno Stato che si è dimostrato colpevolmente inerme nella gestione del fenomeno migratorio. C’è un malaffare che ha capito che questi migranti rendono più del traffico di droga se ben utilizzati. Tutti questi ingredienti hanno prodotto violenza, lotta tra poveri e tensioni sociali. Proviamo per un attimo ad indossare i panni dell’italiano medio, quello che guarda i TG e cammina per strada, che sente che l’Unione Europea elargisce fondi a pioggia per gestire il problema immigrazione e poi, sempre la stessa, essere inflessibile nei confronti dell’economia Italiana, costringendo i Governi a tagli e tasse per rientrare dal Debito Pubblico. E’ fisiologico che questa differenza di atteggiamento inneschi un meccanismo di insofferenza, a volte sfogata erroneamente nei confronti dell’immigrato, dimenticando che anche lui subisce i danni di questo disegno diabolico. Un incendio divampa nella vecchia tendopoli di San Ferdinando, a farne le spese una 26enne, e le forze dell’ordine cercheranno di fare chiarezza. Già, perché è difficile anche fare chiarezza, perché in un ghetto istituzionalizzato dove il degrado causa anche violenza, non si sa mai cosa ci si può aspettare. La gestione del fenomeno migratorio è fallimentare e non ha più senso mettere la polvere sotto il tappeto, se lo Stato continua a sonnecchiare la bomba prima o poi esploderà e curare, come è ben noto, risulta molto più difficile che prevenire, la Politica dovrebbe cominciare a proporre soluzioni serie invece di utilizzare il migrante come carne da campagna elettorale, sia da una parte che dall’altra, ed è sempre utile ricordare che qui non si muore di razzismo, si muore di abbandono.