Zmedica, succo d’arancia? No grazie!

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Tutti avrete sicuramente avuto modo di leggere notizie relative all’aumento della percentuale di succo di arancia nelle aranciate, con un passaggio dal 12 al 20 % minimo  di frutta. Questo importante aggiornamento legislativo si tradurrà (almeno si spera) in un aumento della produzione e quindi delle vendite per i piccoli agricoltori del nostro bacino territoriale che da tempo ormai hanno abbandonato l’idea di sopravvivere grazie ai frutti della terra (e anche qui, si spera che le arance non vengano comprate altrove).

A seguito di tale rivoluzione, la Coldiretti si è dimostrata soddisfatta del risultato raggiunto e sostiene altresì che tale norma sia utile a “tutelare la salute del consumatore, promuovere un’alimentazione più sana e diffondere corretti stili alimentari”. Tutt’altro, oserei dire! Nelle linee guida per una corretta ed equilibrata alimentazione, le bevande a base di frutta non vengono nemmeno menzionate, anzi se ne sconsiglia vivamente l’utilizzo in quanto sono ricche di zuccheri, coloranti, aromatizzati ed altri svariati additivi chimici. Quindi, in che modo queste aranciate con più arancia dovrebbero far bene alla salute?

E se state pensando “A me questo non interessa perché tanto le aranciate industriali non le bevo, io ho le arance qui a portata di mano” sappiate che questi sono ragionamenti degni di un leghista del sud. La diffusione di patologie connesse all’alimentazione sbilanciata e scorretta è notevole ed interessa ogni singolo paese del mondo. Questo fenomeno si ripercuote su tutto il sistema di assistenza sanitaria nazionale. Vi faccio un esempio: più malati di diabete ci sono, maggiori saranno i tempi di attesa per le visite. Quindi la questione ci interessa direttamente.

Perché invece, al fine di aumentare la produzione e la vendita di agrumi da parte di tutti gli agricoltori, non si propone un’eliminazione radicale di tutte queste bevande “a base di frutta”. In questo modo, l’unico strumento per assumere i nutrienti forniti da un’arancia, sarebbe quello di mangiare il frutto stesso.

Non è solo questione etica, economica o salutistica. Questi sono veri e propri specchietti per allodole che abbagliano il consumatore medio, lo ingannano facendogli credere di stare acquistando un prodotto favorevole alla sua salute quando in realtà l’eliminazione di quella bevanda sarebbe il vero, assoluto ed unico vantaggio.

Dott.ssa Lorena Muzzupappa

 

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