Gianfranco Fini e la destra tradita

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Gianfranco Fini sarà presente il 30 novembre a Locri per presentare il suo libro “Il Ventennio – Io, Berlusconi e la destra tradita”, cogliamo pertanto l’occasione per avventurarci in un excursus storico politico della destra italiana, quella che secondo l’ex presidente della Camera è stata tradita.

Nel suo libro, Gianfranco Fini  fa una panoramica della vita politica degli ultimi venti anni fino al celeberrimo “che fai mi cacci?” rivolto a Silvio Berlusconi nella storica direzione nazionale Pdl dell’aprile 2010.

Nella sua opera però l’on. Fini avrebbe dovuto chiedersi in particolare quale destra è stata tradita e da chi? La destra, il cui leader storico Giorgio Almirante consegnò al giovane Fini facendolo divenire segretario del Fronte della Gioventù nonostante al congresso del movimento giovanile missino arrivò quinto su otto candidati? La destra che con la svolta di Fiuggi si sdoganò definitivamente diventando forza di governo e non più  forza di opposizione, nonostante il Movimento Sociale pochi mesi prima avesse vinto per la prima volta le elezioni ottenendo il 13,47% mettendo suoi uomini al Governo? Oppure la destra che si consegnò supinamente a Silvio Berlusconi salvo poi ripentirsi dopo aver ottenuto quanto sperato?

Una quesito interessante però nel suo libro Fini lo pone, ossia se la destra ha accompagnato o meno la sua azione di governo con “un’azione culturale e metapolitica capace di individuare e far affermare nella società un nucleo di valori comunemente condivisi da tutti i cittadini e quindi come tali capaci di imporsi a fondamento di una nuova Italia”. Considerato l’attuale decadimento politico e culturale la risposta è più che ovvia. Fa bene, pertanto, l’ex leader della destra italiana a rimarcare come “da destra è mancata, ben al di là delle azioni di governo, quella cultura politico-istituzionale in grado di contribuire attivamente alla stesura di un nuovo patto fondativo tra tutti gli italiani  e alla determinazione – scrive sempre Fini – di una destra con cultura di governo, in grado di esprimere una propria, precisa idea della nazione, della società, delle istituzioni, dell’economia”.

Ma questo per colpa di chi è accaduto? Chi ha svenduto una storia per smanie di potere? Chi ha portato ad annullare un area politica rappresentativa di cinque milioni di italiani per poi andare a raccogliere nelle ultime elezioni in tutta Italia con il suo partitello i consensi che il Movimento Sociale otteneva solamente in tre quartieri di Roma?

Il tempo passa, la società così come la politica si evolve, e i mille problemi che attanagliano oggi il Belpaese non sono di certo causati esclusivamente da Gianfranco Fini. politici come Almirante, Berlinguer, De Gasperi che le nuove generazioni non hanno avuto la fortuna di conoscere non nasceranno più, e se mai dovesse accadere saranno allontanati o plagiati.

Emblematiche due vicende, entrambi riguardanti un funerale. Giugno 1984, Giorgio Almirante, numero uno della destra italiana,  si reca al funerale di Enrico Berlinguer, leader comunista, due ali di folla in religioso silenzio lasciano passare Almirante per rendere omaggio al suo storico avversario. Novembre 2012, Gianfranco Fini, va a dare l’ultimo saluto ad uno dei pilastri della destra italiana Pino Rauti, viene insultato e quasi aggredito, salvato solo grazie all’intervento di Donna Assunta Almirante.

Diversi tempi, ma soprattutto diversi uomini. A Gianfranco Fini, per scoprire chi ha tradito la destra non era necessario scrivere un libro, sarebbe stato sufficiente guardarsi allo specchio.

Angelo Zurzolo

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