Nel 2018 lo studente delle medie del Sud Italia conosce poco l’italiano, in inglese non se la cava meglio del suo compagno figlio di immigrati e se ha alle spalle una famiglia di origini modeste, con tutta probabilità, preferisce iscriversi a un istituto tecnico piuttosto anche a un liceo.
È la fotografia a tinte fosche scattata dall’Invalsi, l’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione che ha presentato i risultati dei questionari. I test, cui sono stati sottoposti gli studenti di seconda e quinta elementare, di terza media e di seconda superiore in primavera, mostrano delle grandi discrepanze geografiche e di genere. Ecco quali sono. In Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna più della metà degli studenti sono ad un livello inferiori a quello richiesto dalle indicazioni nazionali. Addirittura, osserva il Corriere della Sera, in queste regioni ci sono differenze fortissime tra scuola e scuola. In Calabria, poi, uno studente su due non conosce bene l’italiano, Un risultato che interroga sull’equità del sistema scolastico italiano: davvero le scuole danno le stesse opportunità a tutti i bambini? “Bisognerebbe intervenire scuola per scuola dove ci sono problemi – spiega Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi – magari con professori specializzati in situazioni difficili. Ci vorrebbe un piano che incentivasse anche economicamente i professori migliori ad accettare le sfide in posti difficili”. Il ministro Bussetti ammette che “ci vorranno interventi”. Buona la performance in inglese dei più piccoli. In quinta devono poter essere al livello A1 del quadro di riferimento europeo: il 92,4 per cento dei bambini di quinta lo ha superato in lettura e il 78,6 nella prova di ascolto. Al Nord i ragazzi sono risultati più preparati che al Sud. Ma al contrario il risultato delle scuole medie è stato molto deludente: In media il test di lettura lo hanno superato in tre su quattro (livello A2) e quello di ascolto il 56,1 per cento. In Calabria, Campania e Sicilia solo un ragazzo su tre ha superato il test. Se la cavano meglio i bambini di seconda generazione (nati in Italia da almeno un genitore straniero) che hanno risultati nettamente superiori ai loro compagni italiani. Come si può spiegare? “L’esposizione a più lingue fin da piccoli può averli aiutati”, spiega il direttore dell’Invalsi Roberto Ricci.
I risultati delle prove, spiega il Fatto Quotidiano, continuano a riflettere le differenze socio economiche culturali durante tutto il corso di studi. A restare immobili sono soprattutto le superiori: a parità di risultati scolastici, in particolare quando questi non sono brillanti, uno studente con uno status sociale elevato sceglie più facilmente un liceo rispetto a uno che proviene da una condizione familiare più modesta.
Il fatto che la prova al computer non abbia creato alcun problema, o comunque abbia sollevato problemi che sono stati rapidamente risolti, significa che almeno dal punto di vista della connessione il sistema scolastico italiano è abbastanza organizzato. Soltanto in alcune scuole sull’Appennino ci sono stati disagi. Per il resto tutte le scuole sono riuscite a far sostenere gli esami agli studenti. (AGI)