Riceviamo e pubblichiamo
Il 14 febbraio 2014 ha lasciato la vita terrena Nicador Florea Codreanu (Romania, 27/09/1935 – 14/02/2014), Responsabile del Movimento Legionario rumeno, nipote di Corneliu Zelea Codreanu (Romania, 13/09/1899 – 30/11/1938), Leader Nazional-Cristiano, fondatore e capo della “Legione dell’Arcangelo Michele” e della “Guardia di Ferro”.
A due mesi dalla scomparsa, è in noi sempre vivo il ricordo, l’affetto e la stima per Nicador Codreanu, un “uomo d’altri tempi”, capace di trasmettere con il suo sguardo austero e le sue parole, in un italiano stentato ma comprensibile, quei valori di rispetto, coraggio, amore infinito per le sue radici.
Stupiva quest’uomo, che, all’età di 76 anni, in precarie condizioni di salute (ma nessuno se ne è accorto), veniva in Italia su invito del sottoscritto, a testimoniare sulla figura di suo zio “Corneliu Zelea Codreanu: memoria di un’identità”, e dirci che, nonostante lo scorrere del tempo, la fiaccola della “Legione dell’Arcangelo” e del suo fondatore era ancora accesa e che i valori ed i principi che avevano animato quel movimento erano vivi, incarnati e diffusi, nonostante le mille difficoltà, da giovani e non, attraverso i valori spirituali di un cristianesimo militante alla base di una politica fatta di onestà e spirito di servizio.
Giovani capaci di sentire scorrere, nelle proprie vene, il sangue di una “nobiltà”, non economica, ma “spirituale”, e di proiettarla, insieme ai dirigenti legionari Roxana Simionescu e Ionut Moraru, nella tipica divisa del Movimento, nel memorabile incontro del 23 ottobre 2010, a Lamezia Terme, organizzato da Cantiere Laboratorio, che rimane un momento indelebile nella storia mia personale e dell’Associazione che mi onoro di rappresentare.
I miei contatti telefonici con Nicador non si sono mai interrotti, l’ultimo dei quali è avvenuto a fine dicembre 2013 per gli auguri di fine anno.
Era in ospedale, mi disse che non stava bene.
Nonostante il cancro lo stesse portando via, non mancava di cortesia e di affetto nel ricordarmi che eravamo “persone straordinarie” e di “salutare quanti aveva conosciuto” nella mia città.
Semplicemente la persona straordinaria era lui che, in occasione dell’incontro a Lamezia, nella sua “infinita dignità” non ha mai accennato alla dura e tragica persecuzione subita dalla sua famiglia a causa del nome che portava e di cui andava fiero.
Suo nonno ucciso da un medico; sua nonna lasciata morire per il divieto di curarla; suo zio Corneliu fatto assassinare dal governo il 30 novembre 1938; la moglie di quest’ultimo, Elena, incarcerata per 14 anni per il solo fatto di averlo sposato; sua zia Iridenta, moglie del comandante legionario Ion Mota, caduto in Spagna, anche lei incarcerata; suo padre Horia fu fatto uccidere da un sicario del Ministero degli Interni il 13 giugno 1941, stessa sorte toccata ad un altro suo zio.
A tutto ciò si aggiunge lo “sterminio” dell’intera classe dirigente e di oltre 300mila appartenenti al Movimento Legionario. Non una sola parola sulla sua difficile vita sotto il regime comunista: espulsione dal liceo, divieto di studiare e di avere un pubblico impiego; ha fatto lo scaricatore, il mugnaio, l’autista di autobus.
Mi piace ricordare l’ultima parte del suo discorso di fronte ad una sala stracolma di pubblico, soprattutto giovani: “Non è lontano il tempo in cui, colpito da tutte le parti, il romeno si sveglierà dal brutto sogno che sta vivendo e sarà costretto ad appellarsi all’eredità che Corneliu Zelea Codreanu gli aveva lasciato come arma di lotta per la salvezza del popolo romeno.”.
Questo, aggiungo, non vale solo per la Romania, ma anche per l’Italia e per l’Europa.
Terremo sempre vivo il ricordo di Nicador Codreanu e i meravigliosi e irripetibili, ma purtroppo pochi giorni vissuti insieme a lui. Possa il Cristo, tanto amato dalla “stirpe legionaria”, averlo accolto in Paradiso, insieme ai membri della sua famiglia ed agli innumerevoli martiri per Cristo e per la Legione!
Vittorio Gigliotti
Presidente di Cantiere Laboratorio