Riceviamo e pubblichiamo
Da molto tempo si parla della possibilità di una conurbazione che unisca i Comuni di Palmi, Seminara e Melicuccà: della questione si è nuovamente discusso nel corso dell’ultima seduta di Consiglio Comunale.
L’Associazione Maestrale, pur aprendo a percorsi di amministrazione condivisa tra i tre Comuni, è fermamente contraria all’ipotesi limite della fusione.
Ciò che colpisce è che in ogni intervento su questa materia, sono rarissimi i riferimenti alle ragioni politiche o sociali che dovrebbero spingere più Comuni a fondersi.
Molto più spesso, invece, si legge delle opportunità economiche che potrebbero derivare da una fusione: ora mediante il superamento di una soglia demografica (superamento dei 20.000 abitanti), da cui deriverebbero maggiori trasferimenti diretti da parte dello Stato, ora tramite incentivi, come il noto “contributo straordinario decennale” previsto dalla legge.
Uno degli effetti catastrofici della fusione consiste nell’evidente deficit democratico che ne deriva. In altre parole, oggi Palmi, Seminara e Melicuccà contano 3 Sindaci e 36 Consiglieri Comunali, oltre ai 5 Assessori palmesi. In totale, 44 persone amministrano su oltre 22.000 abitanti.
La fusione porterebbe a numeri di gran lunga ridotti (1 Sindaco, 5 Assessori, 16 Consiglieri Comunali), dimezzando i rappresentanti, delegati dai Cittadini a governare.
Da ciò discende un evidente allontanamento dell’Organo di Governo dai Cittadini ed il potenziale isolamento progressivo delle attuali frazioni dei Comuni interessati.
In altre parole, una fusione pura aumenterebbe i rischi della ingovernabilità di territori già fortemente penalizzati.
Coordinare i servizi è un dovere: possiamo oggi immaginare una mobilità interurbana efficiente, il superamento della forma consortile per l’Acquedotto Vina, un servizio integrato di gestione dei rifiuti solidi urbani coerente con l’A.T.O., una gestione del territorio (soprattutto in chiave ambientale e turistica) condivisa.
E ciò, anche imparando da alcuni esperimenti non particolarmente riusciti.
Tuttavia, pur mantenendo a distanza l’equivoco campanilista, riteniamo che Palmi, Seminara e Melicuccà debbano continuare ad esistere quali Comuni autonomi: ciascuno con la propria storia, i propri costumi, addirittura i propri dialetti, simili ma non identici.
Ciò che è in gioco è l’identità. E l’identità non si compra, nemmeno con un contributo straordinario decennale.
Antonio Papalia