Riceviamo e pubblichiamo
“Comuni e bilanci, i mille trucchi per arrivare agli esami della Corte dei Conti”: è questo il titolo di un interessante articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” in data 13 aprile, ribattezzando il decreto “salva Roma ter” come decreto “salva-comuni” nelle parti in cui la sua applicabilità è generica e non limitata al comune di Roma. Ebbene, il decreto in questione (n. 16 del 6 marzo 2014) è lo stesso in vista del quale la Giunta comunale, a fine marzo scorso, approvava un piano di riequilibrio finanziario dichiarandosi così fiducioso sull’evoluzione normativa che avrebbe dato una seconda chance al comune di Lamezia Terme, ente la cui situazione il comune così definiva in seguito alla delibera approvata: “Il piano di riequilibrio non è il dissesto ma un autogoverno delle nostre difficoltà finanziarie”.
Possiamo dire già da adesso, dunque, che il buon gusto non è mai stato il punto forte del sindaco Speranza, se ha il coraggio di scambiare tutto ciò per una vittoria, tentando di far dimenticare ai lametini ciò che è veramente accaduto e screditando così chi finora avrebbe complottato contro la nostra città (semplicemente facendo opposizione e contestando ciò che oggettivamente non andava). Malgrado i tentativi di confondere le idee e la propaganda sovietica portata avanti a suon di manifesti (pagati dai lametini), infatti, ai cittadini non sfugga un “particolare”: se la Giunta ha fatto di tutto per approvare un piano di riequilibrio così da rientrare nel “decreto salva Roma ter” e avere la “seconda chance” concessa da Renzi ai comuni sull’orlo del dissesto, è chiaro che la gestione allegra dei bilanci e gli squilibri ci sono stati e sono ormai verità assodata. Senza contare che, come ammesso dal sindaco, il piano in questione si sarebbe potuto presentare nel maggio scorso e invece non si è fatto: altra grave mancanza che ha messo a rischio l’ente.
Dunque, il pericolo – fortunatamente – scampato, non toglie le responsabilità politiche e gestionali dell’amministrazione comunale, le cui bugie sono innegabili e provate. E non toglie la vergogna politica di un sindaco che ripetutamente dichiarava di non essere a conoscenza della reale situazione contabile, giustificazioni molto simili a quelle del presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, che pure – paradossalmente – è stato aspramente criticato proprio dal “nostro” Gianni Speranza. Tutto ciò, infine, non toglie il mancato monitoraggio dei debiti fuori bilancio e di altre potenziali passività, il mancato contenimento delle spese di rappresentanza, l’incapacità di riscossione dei crediti mantenendo in bilancio entrate di dubbia realizzazione, una rilevazione irregolare della movimentazione finanziaria, le perdite di esercizio negli organismi partecipati, il mancato contenimento delle spese per il personale e altre mancanze contabili segnalate, come tutto il resto, dalla Corte dei Conti nella famosa delibera della sezione regionale di Controllo n. 4 del 2014. Aver messo una toppa sul disastro non toglie le responsabilità per averlo dapprima provocato.
Inoltre, ci si deve ricordare che, se si è evitata la dichiarazione giuridica di dissesto dell’ente, a Lamezia rimane un dissesto finanziario di fatto. Infatti, per risanare uno scompenso economico ormai accertato, l’amministrazione comunale a guida SEL e PD, con l’aiuto di pezzi dell’opposizione, ha portato al massimo tutte le tasse comunali.
Il sindaco Gianni Speranza in pompa magna, comunica alla città lo scampato pericolo, omettendo di dire che se il rischio c’è stato, di certo non è solo colpa dei cittadini che non possono pagare le tasse (messaggio che invece continua a far passare) bensì della loro politica scellerata e della scarsa programmazione del centrosinistra lametino.
I lametini non si facciano più fregare.