Processo Califfo, Francesco Pesce non parla

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Francesco Pesce, alias “Testuni”, era stato citato come testimone nel processo denominato “Califfo”, che vede alla sbarra, davanti al collegio del Tribunale di Palmi, presieduto dal dott. Antonio Battaglia, 14 persone, imputate a vario titolo per i reati di associazione mafiosa, favoreggiamento aggravato alla latitanza di Pesce Francesco, possesso di valori e trasferimento fraudolento con aggravante mafiosa.

Francesco Pesce, condannato a 13 anni dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel processo All Inside, avrebbe dovuto spiegare il contenuto del pizzino rinvenuto nel carcere di Palmi l’11 agosto 2011, due giorni dopo il suo arresto.

 

Secondo gli inquirenti mediante tale scritto avrebbe dovuto impartire le ultime direttive alla cosca prima del suo trasferimento dal carcere della piana in uno di massima sicurezza dove gli sarebbe stato applicato il regime carcerario del 41 bis. Ma, avvalendosi della facoltà di non rispondere, prevista dal codice per gli imputati in procedimenti connessi, ha preferito non sottoporsi alle domande di avvocati e pubblico ministero in merito al contenuto del pizzino da cui è partita l’operazione”Califfo”, che nel febbraio 2012 ha portato all’arresto di Danilo D’Amico, Biagio Delmiro, Saverio Marafioti, Rocco messina, Francesco Antonio Muzzupappa, Giuseppe Pesce, Giuseppe Rao, Antonio Tocco e Giuseppe Alviano (unico indagato ad aver optato per il rito abbreviato), e alla successiva operazione “Califfo 2” che nell’aprile dello stesso anno ha coinvolto Maria Rosa Angielletta, Maria Carmela D’Agostino, Giuseppe Fabrizio, Demetrio Fortugno, Domenico Fortugno e Maria Grazia Spatato. 

Il processo Califfo riprenderà il 2 maggio, e subito  dopo inizierà la requisitoria del pubblico ministero Alessandra Cerreti.

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