Nella giornata di ieri, a Rosarno (RC), su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, unitamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, supportati in fase esecutiva dal 8° Nucleo Elicotteri e dalle unità cinofile di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in carcere, emessa dal Tribunale di Palmi – Ufficio GIP, nei confronti di:
– Arena Domenico, di anni 28, di Rosarno;
e dei fratelli:
– Arena Biagio, di anni 36, di Rosarno (al momento irreperibile);
– Arena Rocco, di anni 31, di Rosarno;
– Arena Rosario, di anni 39, di Rosarno;
quest’ultimi figli di ARENA Domenico, di anni 64, esponente di spicco della cosca Pesce di Rosarno, coinvolto nell’operazione di polizia ALL INSIDE del 2010.
Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo del reato di “concorso in coltivazione di sostanze stupefacenti del tipo canapa indiana, con l’aggravante dell’ingente quantità”.
L’odierno provvedimento cautelare giunge all’esito di una mirata attività d’indagine condotta, nel mese di agosto 2018, dalla Tenenza Carabinieri di Rosarno e dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, sotto il coordinamento dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, nel corso della quale è stato possibile documentare ed accertare, mediante servizi di osservazione e pedinamento, il coinvolgimento di tutti gli indagati odierni, unitamente ad un minore, la cui posizione è al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, nella realizzazione e coltivazione di una vasta piantagione di canapa indiana, composta da oltre 28 mila piante dell’altezza media di 1,70 mt.
L’intera piantagione, sequestrata dall’Arma il 21 agosto u.s., era stata realizzata in un fondo agricolo in disuso, ubicato nel Comune di Candidoni (RC), alimentata da un articolato sistema di irrigazione, ed occultata tra la fitta vegetazione circostante che ne rendeva complessa l’individuazione e l’accesso. Lo stupefacente avrebbe consentito di conseguire profitti per oltre 3 milioni di euro.
All’atto del rinvenimento le piante, previa campionatura, erano state sequestrate e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, trasmessi al RIS di Messina per le analisi tossicologiche del caso.
I destinatari della misura cautelare, all’esito degli adempimenti di rito, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria Arghillà, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.