Questa è la storia di una donna di 43 anni vittima di un caso di “presunta MALASANITÀ“ all’ospedale di Polistena, reparto maternità. A narrare lo spiacevole ed assurdo episodio, è il figlio Michele che attraverso un lungo post su Facebook, ha ripercorso le tappe del dolore vissuto dalla madre in prima persona e da tutta la famiglia, affidatasi ad un legale per avere giustizia.
“L’anima gemella, chi è? La mamma, che non ti abbandona mai, crollasse pure il mondo intero. E mia madre è la donna più forte del mondo. Quello che le avete fatto passare è imperdonabile. Non si possono vedere certe cose, stiamo per entrare nel 2019 e siamo ancora a questi livelli. L’8 marzo 2018, mia madre per la festa delle donne non poteva ricevere niente di più stupendo, la mia sorellina. Con un po’ di coraggio e paura per la sua età “43anni” e 3 precedenti cesarei, era pronta a partorire la sua prima femminuccia, la nostra Stefania. Quel giorno fu ricoverata all’ospedale di POLISTENA, un taglio cesareo. Andò tutto bene, la bambina era ed è in salute, è molto carina, sorride sempre, inizia anche a chiamarmi Mici. La adoro. Comunque fin qui tutto a posto, mia madre torna a casa, allatta mia sorella, ci gioca e si gode le sue giornate piene di allegria con la nostra principessa. Giorni dopo, mia madre comincia a sentire delle fitte all’addome, pensavamo fosse per il parto, tutto normale per tutti. I giorni scorrevano e questo dolore non finiva di tormentarla. Verso agosto, fa delle visite, prende antidolorifici, non trovano niente di particolare. A settembre il medico curante le chiede di fare un’ecografia, andiamo tutti a Polistena e niente, per loro tutto bene, la rimandano a casa, i dolori continuano e aumentano. Una sera di metà settembre non ce la fece più, dal dolore si è messa a piangere. Quel giorno siamo andati subito al pronto soccorso di Palmi, “eroi di una vita”, il pronto soccorso di Palmi capisce subito che c’era qualcosa che non andava, individuano a tatto un corpo estraneo nell’addome di mia madre, ovviamente a Palmi non c’erano macchinari adeguati per controllare. L’ambulanza ritardava, così abbiamo deciso di firmare e di portarla noi, subito, d’urgenza, di nuovo a Polistena. Arrivati ci hanno messo in sala d’attesa per un’ora, passata l’ora, la chiamano per delle analisi, un’altra ecografia e una visita ginecologa. La ginecologa dice che sono feci bloccate, di fare un clistere e di tornare tra 3 giorni. Firmiamo per tornare a casa, l”indomani siamo andati a ritirare le analisi, ci hanno detto che erano buone, che non c’era nulla in particolare… Mia madre fa questo clistere, successivamente i dolori aumentano, anzi, peggiorano, e noi, molto allarmati, siamo andati di corsa a Polistena. Li, le hanno fatto la radiografia, dai raggi, non è uscito nulla, dicono che qualcosa è andato storto: la dottoressa ha domandato se mia madre avesse qualche metallo addosso, come la cintura o qualche altro accessorio, lei non aveva niente, così subito si sono allarmati. Avevano deciso di fare una Tac con mezzo di contrasto, da lì scoprirono il tutto. C’era davvero un corpo estraneo dentro al suo addome. Il giorno dopo la operano di urgenza e cosa trovano? Un ammasso di garze, non una, bensì un ammasso, dimenticate dai dottori quell’8 marzo. Dopo quell’operazione i medici avevano detto che ci potevano essere altre complicazioni; mia madre fa una lunga terapia di antibiotici, che dura 18 giorni in ospedale, sperando di eliminare del tutto l’infezione e tutto il pus. Dimagrisce di almeno 15 kg, sembrava comunque che andasse tutto bene. Dopo della terapia, esattamente 2 giorni dopo, le si alza la febbre a 39.5°C. I dottori da li capirono che dovevano fare un operazione delicatissima, aprirla nuovamente e togliere ogni cosa che non andava, ogni cosa infetta. L’operazione è durata molto, anzi troppo, siamo stati in sala di attesa per circa 5-6 ore. Quando uscì il medico ci cadde il cuore a terra, disse che dobbiamo incrociare le dita. L’intervento è riuscito, ma lei non sta bene. Le hanno tolto 3 ascessi, e un pezzo d’intestino perché era marcio e bucato dalle garze. Adesso la mia mamma si trova in sala rianimazione, è in osservazione credo per 72 ore, attaccata a dei macchinari… in una situazione che permette ai familiari il contatto solo per pochi minuti e completamente coperti da dispositivi di sicurezza personale. So che lei è forte e appena uscirà da lì, sarà ancora più forte di prima, quel che è successo a mia madre è stato troppo ma NIENTE per separarci. La prossima settimana saremo di nuovo a casa insieme se tutto va bene. Ti amo mamma. Ah e un’altra cosa, quel che le avete fatto è gravissimo, vi auguro una cosa sola, di perdere il posto di lavoro, perché dire che siete degli incompetenti è poco. P.s. Ringrazio tutti i medici che le stanno salvando la vita, e ringrazio tutti quelli che ci stanno vicini.”
Il figlio Michele