Sindaco di Polistena Tripodi “L’ospedale della Piana” non è la soluzione. Occorre assumere e potenziare subito i presidi esistenti”

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Riceviamo e pubblichiamo

Senza voler entrare nel merito delle scelte progettuali che, malgrado gli annunci ottimistici, sembrano ancora insufficienti a rendere certo un iter che presenta troppe variabili, osserviamo come invece la sanità territoriale vive una drammatica quotidianità tra mille interrogativi e tante risposte mancate.

La carenza di spazi e di personale complica la situazione che si trascina grazie solo all’abnegazione di medici ed operatori al servizio della gente anche in mezzo a grandi difficoltà.

A Polistena, e per l’intero territorio, stiamo conducendo una battaglia importante per il diritto alla salute che ha prodotto nel tempo alcuni risultati significativi.

Primo. Il Commissario Scura ha modificato il decreto che prevedeva la soppressione dell’ospedale spoke di Polistena. La mobilitazione popolare di protesta al primo decreto è stata enorme ed é servita a far cancellare una previsione strategicamente sbagliata per la geografia sanitaria del territorio ed ingenerosa verso una comunità ed una struttura ospedaliera come quella di Polistena che, attraverso i suoi operatori, accoglieun’utenza ben oltre le previsioni e compie sacrifici ogni giorno per garantire ai cittadini della Piana, e non solo, livelli essenziali di assistenza sanitaria. 

Non comprendiamo, dunque, perché si continui a parlare con il linguaggio dell’ospedale “unico” della Pianaperché se di questo si tratta esso già esiste e si trova proprio a Polistena. Sappiamo tutti bene che il nuovo ospedale promesso, progettato per 250 posti letto e con un investimento privato supplementare determinante,può solo integrare l’offerta sanitaria esistente sul territorio, che si rivolge ad un bacino di abitanti di 170.000. Territorio che, in un Paese normale, dovrebbe contare su oltre 500 posti-letto ospedalieri in rapporto al numero degli abitanti effettivi.

Secondo. Non si può pensare che rincorrendo il miraggio dell’ospedale nuovo, si perdano di vista le situazioni serie che ogni giorno si vivono sul territorio. Va data oggi più che mai assoluta priorità al potenziamento degli organici medici ed infermieristici, attraverso l’assunzione di nuove unità di personale.In caso contrario anche l’eventuale costruzione di nuove strutture sarebbe superflua. Come si riempirebbero?E soprattutto quali operatori vi lavorerebbero se non prima si sbloccano i concorsi pubblici?

Terzo. L’unica via è un programma di investimenti di risorse in tecnologia e sulle strutture esistenti. Occorre una politica di investimenti pubblici a tutto spiano e non di tagli continui, bisogna sbloccare i fondi ministeriali stanziati in passato per gli interventi edilizi come i 9 milioni di euro destinati alla ristrutturazione  dell’ospedale di Polistena e caduti nel dimenticatoio. 

Solo con un’azione pubblica contraria ai dogmi del Piano di rientro, fatta di interventi immediati, come il potenziamento dei reparti esistenti, l’allargamento degli spazi per collocare quelli ancora mancanti negli ospedali spoke, il miglioramento delle infrastrutture di servizio a tutti i presidi ospedalieri, si può immaginare di dare risposte realistiche e tempestive al territorio. 

Restituire ai cittadini il diritto alla salute e dare assistenza medica e cure alle persone bisognose, è dovere di una politica che si ritiene onesta e ancora credibile.

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