Di seguito il testo di una missiva al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, sen. Danilo Toninelli, e al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, on. Luigi Di Maio, circa la posizione del Partito Comunista (PC) calabrese sulla vertenza del Porto di Gioia Tauro.
“Dopo le sentenze che hanno obbligato Mct a riassumere i lavoratori licenziati in massa poco più di un anno fa (riassunzioni non ancora completate), l’azienda, giustificando con un ulteriore calo della movimentazione dei containers nell’ultimo periodo, annuncia un ulteriore blocco di licenziamenti per circa 500 unità (la volta scorsa sono stati 377). Da sottolineare che dai licenziamenti del 2017 ad oggi, però, la concessionaria delle banchine non ha effettuato alcun investimento per la ripresa delle attività, segno che, in lei, il destino dello scalo gioiese non desta alcun interesse e si avvalora l’ipotesi che questo, ormai, rappresenta solo il campo di battaglia dove si scontrano i due soci, ovvero ContshipItalia ed Msc che, nel frattempo, non ha celato le sue mire ad impossessarsi di Gioia Tauro senza, però, far nulla affinché venisse scongiurato il tracollo del traffico portuale benché nelle condizioni di farlo.
Riteniamo che il rilancio del porto possa avvenire esclusivamente per due vie: la prima attraverso il ritiro, per il mancato rispetto dei vincoli occupazionali e di sviluppo del territorio, delle concessioni all’attuale società detentrice ed affidarle direttamente alla gestione dei lavoratori impedendo, così, agli altri colossi della portualità europea di impossessarsi dello scalo marittimo e continuare a trattarlo come un giocattolo da usare per i propri interessi; e la seconda nel decidersi, finalmente, come più volte dal vostro Governo annunciato ma senza ancora nulla di visibile, di voler revocare il commissariamento dell’Autorità Portuale e nominare un presidente che abbia le competenze a trattare per l’attuazione della Zes con l’intenzione, però, di voler collegare il porto con le aree produttive della Calabria potenziando, come previsto dal piano, la rete ferroviaria collegandola al porto. Un collegamento che costa l’installazione di un breve tratto di strada ferrata e l’adeguamento dei tratti già esistenti, un’operazione che trova già copertura finanziaria e che vista l’importanza, il Governo, al bisogno, potrebbe rifinanziare con altri fondi risparmiando da altre opere inutili (non si capisce l’insistenza a voler realizzare di sana pianta un traforo per garantire l’alta velocità tra Torino e Lione quando a Gioia Tauro è da venticinque anni che si aspetta un collegamento ferroviario di poche centinaia di metri).
Se si vuole davvero salvare lo scalo marittimo-commerciale di Gioia Tauro, queste, e i fatti lo dimostrano, sono le uniche vie percorribili. Fermo restando che si chiede di vigilare sul piano Zesredatto dalla Regione Calabria affinché si possa assicurare che gli ammodernamenti siano idonei alle attività da svolgere (con particolare riferimento e attenzione sui tratti ferroviari da Rosarno in poi) e che vengano effettuati in tempi celeri e non atavici.
Nella speranza che i Ministeri competenti vogliano procedere per il bene dell’occupazione portuale e dello sviluppo del territorio, il Partito Comunista esprime la propria vicinanza ai lavoratori che si apprestano a vivere una nuova stagione di tensioni e si schiera a fianco alle loro battaglie.
Distinti saluti”.