Il commento post-elettorale di Andrea Tripodi, candidato PD alla Regione Calabria

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Riceviamo e pubblichiamo

Un uomo deve sempre fare ciò che è giusto!
E io ho ritenuto giusto sostenere l’impegno di Filippo Callipo, un uomo che, nonostante la canizie, ha sfidato il bosco della bestemmia e dell’agguato per proporre una rivoluzione “gentile” impugnando soltanto le armi della legalità, del lavoro e della cultura.
Ho ritenuto giusto sostenere lo sforzo di un partito, il PD, che ha avuto il coraggio di liberarsi di antiche incrostazioni per annunciare con voce chiara un progetto nuovo di avanzamento e di riscatto.
Velleità di ingenui visionari o intelligenze consapevoli della callosità che è cresciuta intorno all’anima più autentica della nostra terra?
Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che le nostre comunità sono diventate molto porose e facilmente aggredibili da interessi che possono essere clientelari, massonico-mafiosi, corporativi e tutti accomunati da una opacità che allontana, delude e limita una ampia e fiduciosa partecipazione democratica.
A questa callosità e a queste porosità è necessario opporre una azione di rifiuto e di contrasto e nel contempo, ricercare uno spazio respirabile dove trasformare l’indignazione in ragione forte di una presenza e di una proposta alternativa.
Le urgenze sociali della Calabria, lo sfregio all’ambiente e alle risorse, le ferite all’economia e alla cultura, l’indifferenza verso le ansie di riscatto e di redenzione dei calabresi sono un magma incandescente nel quale, oggi più che mai, diventa necessità storica immergere le braccia.
Sono tanti i calabresi, donne e uomini, che hanno propositi onesti e pensieri risoluti.
Si incontrino, si guardino in faccia e si parlino affinché le loro parole, intrecciandosi diventino discorso, racconto, storia.
Storia di una di una regione che non vuole essere terra dei Lestrigoni ma diventare casa di Alcinoo; casa da amare con cuore intelligente, recuperando quel gesto umile, silenzioso dei nostri padri contadini che, nonostante il loro breve orizzonte di vita, continuavano a piantare ulivi: piante dalle quali loro non avrebbero mai raccolto i frutti ma che per il loro nipoti avrebbero rappresentato l’abbondanza e il sorriso.
  

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