Operazione Mediterraneo, tra gli arrestati anche un attore

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C’è anche un attore tra le persone arrestate nell’Operazione Mediterraneo che ha portato all’arresto di 54 tra presunti capi e affiliati della cosca Molè di Gioia Tauro, si tratta di Stefano Sammarco, protagonista di numerose fiction e del film “5”. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini. Sammarco, che era già stato arrestato nel 2012 per spaccio di droga, sarebbe addirittura il capo dello spaccio nella zona di Civitavecchia.

Dalle prime indiscrezioni sui 54 arresti eseguiti dai Carabinieri del Ros, 25 sono stati effettuati nella Piana di Gioia Tauro, e tra questi sono finiti in manette le nuove leve della cosca Molè, tra cui i giovani rampolli della famiglia, due ventenni. Arrestati anche gli armieri della cosca, alcuni affiliati ritenuti “importanti”. Una ventina di arresti, invece, sono stati eseguiti tra Roma e l’Umbria, dove avveniva il reimpiego dei soldi illecitamente accumulati dalla cosca. Poco meno di una decina di arresti sono stati eseguiti anche in provincia di Catanzaro.

Il comandante dei Ros, generale di Brigata Mario Parente, ha riferito all’Adnkronos come “Le indagini si sono sviluppate nel corso di due anni: abbiamo stretto il cerchio intorno ai malavitosi, mettendo in luce le attività illecite della cosca Molè di Gioia Tauro, una delle più pericolose e potenti della ndrangheta reggina”. Parente ha altresì specificato “abbiamo ricostruito gli ingenti interessi illeciti del sodalizio e le sue consolidate proiezioni fuori dalla Calabria, documentando anche i processi riorganizzativi interni, a seguito della cruenta contrapposizione con la famiglia storicamente alleata dei Piromalli, culminata nel 2008 nell’omicidio del reggente Rocco Molè”. Per quanto riguarda in particolare il traffico di armi, il comandante dei ROS ha rivelato dei particolari “Il solidalizio criminale si riforniva di armi inertizzate, o parti di armi, in territorio sloveno, per poi modificarle e assemblarle all’interno di un’officina meccanica di Gioia Tauro, sotto il diretto controllo dei Molè”. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini le armi di cui il soldalizio della cosca Molè si riforniva in Slovacchia venivano trasportate in Italia all’interno di furgoni con doppifondi predisposti. 

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