Riceviamo e pubblichiamo
A seguito delle ultime notizie relative all’ambiente, con l’ennesima denuncia da parte del Comune di Falerna Marina, sulla situazione, degradante e umiliante, del mare, ritorniamo sull’argomento che, da svariato tempo portiamo avanti per cercare di risolvere una tematica dequalificante, altamente dannosa alla collettività, all’ economica e al patrimonio ambientale. Ci permettiamo di ricordare che attualmente esiste il divieto di balneazione, per alcune zone del nostro litorale, decretato, ultimamente, dalle autorità a salvaguardia della salute del cittadino. Si ripete lo sfascio che, da anni, colpisce le nostre spiagge e il nostro patrimonio marino, con un impatto ambientale negativo a ripetizione assurda del passato. La sporcizia e il liquame, ha i suoi punti di massima nelle prime ore del mattino e nelle prime ore del pomeriggio, ciò non toglie che,comunque, la situazione resta pericolante e ambigua nel resto del tempo. Siamo stanchi di continuare a ripetere sempre le stesse cose, ci rendiamo conto che la nostra Calabria non interessa a nessuno, in modo particolare ai rappresentanti della politica nostrana. L’ambiente e la natura non sono optional da mercatino dell’usato o da borgo rionale, sono strumenti cardini della stessa civiltà, non possono essere disattesi e considerati come tasselli extra, semplici orpelli del progresso. Noi calabresi non abbiamo una tradizione industriale, le nostre pseudo fabbriche sono, oggi, soltanto ammassi rugginosi privi di vita, residui bruciati che si alzano, come croci, in una silenziosa danza funebre, verso l’infinito, ma che riempiono la regione di testimonianze della dabbenaggine umana e politica. I nostri beni, quel patrimonio antico di cui la natura ci ha ampiamente provvisto, sono monti, mare e spiagge. Le infinite distese di boschi che salgono verso il cielo, con le verdi radici affondate nella terra soffice, distrutti dalla corsa al progresso, violentati e abbattuti dall’ingordigia del singolo, hanno concluso la loro opera di sentinelle dell’ambiente lasciando aperto il capitolo negativo del disastro ecologico, con frane, voragini e smottamenti improvvisi. L’incoscienza e la voracità di sfruttamento hanno disabilitato il nostro mare e la sua funzione spettacolare trasformandolo in una orripilante brodaglia in cui galleggiano ogni tipo di escrementi, umani e chimici, cloache libere che punteggiano l’intera costa,sempre più vaste, sempre più nocive. Le lunghe distese di sabbia, una volta meravigliose clessidre dorate, sono divenute strisce ristrette, chiuse in una edilizia illegittima, abbandonate al menefreghismo dell’essere, ridotte in depositi d’ogni tipo di rifiuti. E’ la fine visiva e pratica di questo nostro unico patrimonio, che avrebbe potuto essere l’alternanza al fallimento industriale, ridotto invece, da noi esponenti della civiltà, ad un orrore senza confini. Pensiamo per un attimo a quello che era la distesa d’acqua salata nel passato, una distesa limpida in cui, negli attimi di bonaccia, onde minute correvano placide verso terra, depositandosi, come merletti antichi, sulla sabbia umida e calda, passando rapide nel tempo e nello spazio, mentre una ipotetica diafana immagine della Calabria, osservava il nascere dell’alba e il calare del tramonto, piena di nostalgia al ricordo di quegli antichi tempi carichi di storia, cultura e civiltà sussurrati dalla dolce voce delle ninfe dei boschi. Se vogliamo riportare alla vetta la nostra regione, dobbiamo ripercorre le piste della vita mettendoci al lavoro per riprenderci la natura immacolata, ripulita dagli errori di una epoca che ha creato solo danni d’ogni genere.
Gianfranco Turino – Giuseppe DiCello
Calabria Sociale