TAURIANOVA
Ieri sera, 29 agosto, poco dopo le ore 20, Taurianova ha rinnovato l’antico rito detto “u ‘mbitu”, ovvero l’accensione, da parte della autorità civili e religiose della città, di un falò alimentato con steli secchi di lupino, detti “luppinazzi”, per invitare la popolazione e locale e quella dei paesi limitrofi alla novena della Madonna della Montagna, Patrona della città.
Il rito trae origini antiche, secondo alcuni era solo il segnale per avvertire, come già detto, il circondario, dell’inizio della novena, per altri tale pratica ha origini arcaiche e trae spunto dalle pratiche dedicate al culto del fuoco.
Tuttavia questa usanza si porta dietro un risvolto divinatorio. Di fatti, fino alla metà del secolo scorso, si attendeva l’esito di questa manifestazione per capire se la conclusione di qualche affare o persino un fidanzamento, veniva siglato sotto il segno del buono auspicio. Tale esito veniva dato dal fuoco stesso: se vivo e alto era segno di prosperità e tutto andava per il meglio, se basso è smorto era malaugurio e ognuno ritornava sui suoi passi.
Alla fine si tratta di una vecchia credenza popolare ma, dobbiamo registrare, dopo tanti anni, l’anno scorso il fuoco dei “luppinazzi” non si era rivelato molto forte e, casualmente, la città ha dovuto piangere più volte delle tragiche disgrazie e il lutto sembra essersi trascinato per tutta l’estate essendo le vie del paese deserte per la totale mancanza di attrattive – dopo tanti anni di spettacoli che in certi momenti ricordavano i fasti dell’antica Roma – e l’opzione degli abitanti di rintanarsi quindi in casa o di andare fuori paese.
Quest’anno i “luppinazzi”, invece, mostravano lingue di fuoco ardenti ma, tranne che per brevi momenti, erano poche e raramente hanno conquistato una certa altezza. C’è da dire però che si è trattato per lo più di un problema tecnico: a differenza degli altri anni, i fasci di lupino che hanno alimentato il fuoco nel momento dell’accensione erano sicuramente in numero e consistenza minore rispetto agli altri anni, ed inoltre gli altri fasci venivano gettati nel falò più lentamente, quando gli altri si erano già consumati, così che i nuovi fasci scaraventati nel fuoco, piuttosto che ravvivare l’incendio, lo minavano alla base allargando la fiamma verso il basso e per i pochi istanti in cui resistevano alla forza distruttrice del fuoco stesso.
A tal punto, si ritorna a dire, si tratta di una antica credenza popolare. Taurianova ha già sofferto abbastanza e la collettività spera comunque che la Madonna, come nel lontano 1894, muova <<le sue divine pupille>> verso il suo popolo devoto e lo guidi verso la salvezza, spirituale e fisica.
Un’altra annotazione. Dopo il miracolo del 1894, perpetrato dalla Vergine dopo i consueti festeggiamenti di settembre, la festa in suo onore fu ripetuta il mese successivo in ottobre e, per l’occasione, furono sparati i fuochi d’artificio dai due palazzi antistanti la piazza che si sviluppa dal sagrato della Chiesa a Lei dedicata, i palazzi Macrì e Lococo. Quest’anno la cosa la si è voluta ripetere per l’occasione di “u ‘mbitu” e, i frammenti di carte e la cenere che in certo punto sono caduti fitti sugli astanti, non sono stati accolti con fastidio, ma era dolce vedere come ognuno si scrollava da dosso quei residui dei fuochi sorridendosi l’un l’altro, quasi che quei resti altro non erano la Benedizione che il Dio dell’Amore ha fatto piovere su coloro che si erano radunati in piazza per rendere omaggio alla Madre del Cristo Salvatore.
Gaetano Errigo