Riceviamo e pubblichiamo
Il livello del servizio sanitario, nella Locride, è arrivato al minimo storico: è basso perfino se confrontato con il non elevatissimo standard medio regionale. La strutturale carenza di fondi, mezzi e personale, è infatti aggravata dalla palese incapacità sul piano della gestione politica e manageriale.
Visti i tagli lineari che hanno ridotto al minimo le strutture di assistenza, sarebbe di prioritaria importanza organizzare come si deve, l’unico ospedale di questa vasta area, quello di Locri, secondo il modello Spoke previsto dal piano di riorganizzazione, iniziando dall’attribuzione della quantità di posti letto previsti per lo standard nazionale. Attualmente manca perfino l’atto aziendale, dato che l’unico sulla carta esistente, datato peraltro 2007-2008, è stato smantellato senza peraltro averne uno approvato a cui fare veramente riferimento.
Purtroppo, allo stato, ogni tentativo di realizzare un nuovo atto aziendale non ha superato il paludoso ostacolo rappresentato dal Consiglio Regionale.
Attualmente, tra tagli lineari e blocco del turn over, l’ospedale della Locride sta vivendo un lento declino.
Al deficit assistenziale si aggiunge la patologica lentezza delle procedure amministrativo-burocratiche, che l’accorpamento e la centralizzazione degli uffici amministrativi a Reggio Calabria, non solo non hanno risolto, ma al contrario, hanno notevolmente accentuato.
Nella nuova proposta di riorganizzazione (peraltro mai approvata) sono state smantellate diverse strutture complesse quali oculistica, otorino, dermatologia, allergologia, geriatria e lungodegenza, che con l’attuale dotazione di mezzi e personale non sono in grado di garantire una adeguata risposta sanitaria alle esigenze del comprensorio.
Oltre alle carenze di personale e di posti letto, va anche sottolineato che l’ospedale dispone di una dotazione di apparecchiature in parte ormai obsolete ed in generale, inadeguate rispetto alla domanda di assistenza.
Tuttavia, l’aspetto più grave e per certi versi più avvilente è la totale inadeguatezza della gestione manageriale del settore.
Se la carenza di mezzi e personale è un problema essenzialmente di bilancio, lo stesso non può dirsi per l’organizzazione e la dislocazione degli operatori sanitari presenti sul territorio. questo, infatti, dovrebbe essere territorio, che dovrebbe essere progettato come una struttura sinergica, una rete in cui gli operatori sanitari siano in grado di potersi relazionare e interfacciare con quelli ospedalieri, al fine di poter offrire un migliore servizio al cittadino, che mai come in questo momento è sempre più disorientato.
Il totale caos organizzativo assieme alle oggettive difficoltà nel raggiungere gli ospedali Hub più vicini (Reggio Calabria e Catanzaro), soprattutto per gli scarsi o inesistenti collegamenti (si pensi ai paesi interni) della zona ionica con il comprensorio reggino o catanzarese, hanno tristemente restaurato la divisione della popolazione della locride in classi di assistenza sanitaria.
La sanità nella locride è una sanità per poveri: chi sceglie di curarsi a Locri lo fa perché è costretto, perché non ha mezzi e non ha la possibilità di spostarsi. Chi può farlo, sceglie la via dell’emigrazione sanitaria, nel pubblico di realtà virtuose o nel privato.
Prima ancora che come partito della locride, è come abitanti della locride, che non possiamo più accettare il nostro status di cittadini di serie B; non possiamo più tollerare che chi ha portato la sanità ad un livello così basso, fallendo totalmente la “mission” per cui veniva (e viene!!) profumatamente pagato, resti ancora al suo posto e venga addirittura riconfermato, sebbene a tempo, a gestire ed organizzare ciò che ha già dato prova di non saper gestire ed organizzare!!!
Il Partito Democratico della Locride