La posizione espressa da due deputati del PD, con la quale si chiede al Ministero di opporsi alle sentenze del TAR che hanno recentemente sancito le immatricolazioni di migliaia di studenti esclusi dai test per l’ammissione alla facoltà di medicina, non è quella del Partito Democratico e non rispecchia l’opinione di tanti altri colleghi anche di altri gruppi parlamentari oltre che essere largamente minoritaria nell’opinione pubblica.
Innanzitutto va precisato che la situazione riguardante l’avvio dell’anno accademico delle facoltà di Medicina riportata da alcuni organi di stampa e da questi zelanti colleghi è molto diversa da quella reale ed è, molto probabilmente, frutto di vere e proprie strumentalizzazioni e forzature motivate da interessi corporativi se non addirittura, individuali.
Volutamente esagerata risulta essere, infatti, la cifra di 5000 ricorrenti ammessi con riserva in seguito alla decisione dei Tar, così come artatamente gonfiate sarebbero le presunte difficoltà degli atenei ad accogliere gli studenti ammessi in sovrannumero. In seguito ad attente verifiche, invece, sembra che le università abbiano retto abbastanza bene questa presunta “invasione” di matricole.
Da considerare, inoltre, per come riportato da un articolo de “Il Messaggero” del 18 ottobre u.s., che l’università italiana ha conosciuto tra il 2009 ed il 2013 un vero e proprio declino con oltre 100mila studenti iscritti in meno al quale fa da contraltare un aumento di quasi il 18% della media delle tasse universitarie pagate dalle famiglie. Sempre meno studenti, dunque, e che pagano più tasse, esattamente il contrario di quanto viene propagandato al fine di giustificare i test di accesso.
Occorre ribadire, tra l’altro, che una eventuale opposizione del Governo al Consiglio di Stato sarebbe un gesto a dir poco irresponsabile oltre che profondamente sbagliato nel merito.
Irresponsabile perché i ragazzi si sono già iscritti ed hanno rinunciato ad altri corsi di laurea e, di conseguenza, un eventuale accoglimento del ricorso ministeriale li porterebbe a perdere un anno.
Senza contare che in caso di appello, i cui termini sono scaduti per la maggioranza di questi ragazzi, si dovrà giustificare il motivo per il quale si è deciso di espellerne solo alcuni.
Inoltre non è da sottovalutare il fatto che, considerando i precedenti sfavorevoli del Consiglio di Stato e comunque l’oscillante orientamento del massimo organo della Giustizia Amministrativa, diviso tra l’ammissione soprannumeraria seguita dal Tar e l’annullamento del concorso, un eventuale appello a lezioni ormai da tempo iniziate scontenterebbe tutti, ivi compresi gli aspiranti medici ammessi.
Ma un eventuale appello ministeriale al CdS sarebbe sbagliato soprattutto nel merito, perché le sentenze dei Tar scaturiscono da test, non solo oggetto delle attenzioni della magistratura amministrativa, ma anche di quella penale per plichi aperti a Bari e altrove e su cui ben cinque Procure indagano.
Ci si deve dunque rendere conto e una volta per tutte, che il sistema dei test di accesso è sbagliato e ingiusto.
Le sentenze giudiziarie hanno solo messo in evidenza questa semplice verità di cui il parlamento ed il governo devono prendere atto individuando nuove, più efficaci e più eque forme di selezione e di valorizzazione del merito per i ragazzi che si accingono ad intraprendere gli studi di medicina o di altre facoltà.
Il Ministro Stefania Giannini dia dunque seguito a quanto più volte da lei stessa annunciato per fare in modo che dal 2015 i test di accesso siano soltanto un brutto ricordo per tanti giovani e le loro famiglie.
Roma li 20 ottobre 2014
Enza Bruno Bossio
Giuseppe Lauricella
Liliana Ventricelli
Bruno Censore
Magorno Ernesto
Cristina Bargero
Emanuele Lodolini
Giovanni Burtone
Colomba Mongiello
Ferdinando Aiello
Demetrio Battaglia
Luisella Albarella
Giovanni Sanga