Gioia Tauro come uno scrigno di tesori antichi: è questo il significato più intenso del libro di Piervalentino Marino “L’antica Gioia segreta…il Bacino del Petrace”. Un viaggio che si incarica di riappropriarsi della storia e di rivalutarla, proponendo dei piani di recupero di quei luoghi che un tempo erano vivi: il centro storico “Piano delle fosse” del quale si tenta di valorizzare il grande significato culturale e di identità per la città, e il bacino del fiume Petrace che divide i comuni di Palmi e Gioia Tauro e che in questo libro è oggetto di elaborazione di un piano di intervento di riqualificazione. La ricerca di Marino in merito al “Piano delle fosse” propone un Piano di recupero urbano dell’antico borgo della città, che sorge a circa 30 metri sul livello del mare e che reca traccia delle epoche di vita greca e romana ma che risale, nelle sue caratteristiche attuali, al periodo medievale. Per il centro storico, racchiuso da una cinta muraria con torri di avvistamento semicircolari di epoca spagnola delle quali si conserva una parte in buono stato, si punta in particolare sulla Gioia sotterranea, ovvero sul sottosuolo del borgo che presenta cunicoli e stanze che formano una vera e propria città sotterranea che gli abitanti dell’antica Gioia utilizzavano soprattutto in caso di invasioni. Per questi meandri sotterranei, il lavoro di Marino propone la messa in sicurezza e l’apertura al pubblico. Per quanto riguarda invece il bacino del Petrace, antica fiumara su cui si riversano vari affluenti che partono dalle pendici dell’Aspromonte, il piano di intervento prevede la messa in sicurezza degli argini fluviali, la conservazione della fauna caratterizzata soprattutto dalle specie martin pescatore e falco di palude, e vari interventi infrastrutturali con ambiti territoriali per Gioia e Palmi. La ricerca di Marino mette in luce come la valle del Petrace fosse in antichità molto frequentata perché pulita ed accessibile, e come adesso sia invece degradata per la presenza di folta vegetazione incolta. In particolare, in merito alla proposta riguardante il bacino del Petrace, Marino spiega che «con questa ricerca, che si avvia alla comprensione dell’habitat gioiese pur con le sue contraddizioni, dinamiche e problemi, si intende far capire che la valorizzazione dell’invaso fiume-terra potrebbe dare tanto lavoro, pur nell’attuale crisi, ai giovani della città».
RAFFAELLA CARUSO