Mandorle tostate siciliane non pelate, miele d’agrumi, zucchero e tanta passione rendono il torrone di Bagnara un prodotto non comune, che l’Unione Europea ha ritenuto meritevole dell’importante riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta “Torrone di Bagnara Calabra”. Già sul finire dell’ottocento Re Umberto I di Savoia, dopo averlo assaggiato, conferì a una produzione storica di Bagnara la facoltà di innalzare lo stemma reale sulla sua fabbrica e fu nominata fornitrice esclusiva del dolce natalizio.
A suggellare l’importante riconoscimento europeo come unico torrone italiano ad essere meritevole di tutela, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, il 23 ottobre, subito dopo l’inaugurazione del Salone del Gusto di Torino, ha consegnato una targa di riconoscimento all’Associazione produttori di Torrone di Bagnara promotrice dell’iniziativa insieme alla Camera di Commercio di Reggio Calabria, Regione Calabria, all’Amministrazione Comunale e al Lions Club Torre Ruggero di Bagnara Calabra. A ritirare l’ambito riconoscimento il Dott. Maurizio Gramuglia coordinatore dell’associazione produttori che ha risposto alle domande dei giornalisti presenti alla manifestazione.
La straordinarietà del prodotto la si riscontra già visivamente dal suo colore marrone scuro, detto a “manto di monaco”, che ne rivela la tipicità produttiva. Infatti è tale attraverso l’adozione di un peculiare sistema di cottura durante il quale una temperatura molto elevata (180°/200º) viene monitorata con abilità artigianale per un tempo particolarmente lungo (40/60 minuti), fino al momento delicato in cui l’amalgama, senza arrivare al punto di bruciatura, assume appunto quel caratteristico colore marrone ed una consistenza vitrea simile all’ambra con screpolature diffuse, la c.d. “rottura vitrea”. Tale procedura “a fuoco diretto” non si riscontra nella produzione degli altri torroni, i quali sono lavorati a temperature controllate elettronicamente e molto più basse.
Questo sfuggente equilibrio nel cuocere la miscela senza mai oltrepassare quel limite che la renderebbe inservibile rivela un particolare know how delle maestranze locali che può essere unicamente il frutto di particolari abilità e di una lunga esperienza maturata e sedimentata sul posto. Assaporandolo al primo morso la pasta appare friabile e croccante per effetto della giusta tostatura delle mandorle e dell’alta temperatura alla quale è stata sottoposta la massa zuccherina. Al palato la dolcezza dell’impasto è bilanciata dal sapore delle mandorle tostate e da una netta sensazione di brulè con leggero retrogusto speziato che, nella versione “Torrefatto glassato”, ingloba anche la percezione di cacao amaro e cannella. Le eccellenti ed equilibrate qualità organolettiche del torrone di Bagnara sono state apprezzate anche da ministro Martina che, sul finire della manifestazione, ha invitato i presenti a mangiarne in quantità, “perché molto buono”.
L’IGP consentirà ai produttori artigiani di Bagnara di acquisire maggiore consapevolezza del proprio know how, di guardare più fiduciosi al futuro e di riprendere quella ricerca e sviluppo che ha consentito ad alcuni di loro di ottenere negli anni passati dei brevetti internazionali. In un contesto molto negativo dell’economia calabrese è indispensabile investire sulle attività artigianali come la produzione di torrone, difficilmente imitabile e delocalizzabile, e sui prodotti tipici che potranno consentire un accrescimento professionale e culturale del territorio, riempendolo di contenuti che agevoleranno anche la crescita turistica della bella Costa Viola.