La rabbia degli agricoltori, la cautela dei politici. La crisi del comparto agrumicolo è stato l’oggetto di un’assemblea pubblica a Rosarno, nella contrada Bosco, nella mattinata di oggi. L’amministrazione comunale, unitamente ad altri attori istituzionali, ha incontrato circa 200 piccoli produttori, ormai stremati dalla crisi del comparto, acuita quest’anno dai danni del caldo innaturale che ha portato il deperimento degli agrumi. Il quadro è ormai chiaro a tutti: arance e clementine rimangono sugli alberi. Prezzo di vendita non superiore ai 7-8 centesimi al chilo e costi di produzioni superiori ai ricavi.
L’assessore Teodoro De Maria, unitamente al collega di giunta Filippo Italiano ed al sindaco rosarnese Elisabetta Tripodi, ha chiarito che il comune medmeo ha chiesto lo stato di calamità naturale, ribadendo che l’amministrazione sta dando ascolto agli agricoltori in crisi, battendosi, nei limiti delle competenze dell’ente locale, per trovare soluzioni percorribili.
A fare da spalla all’amministrazione, vi erano ben tre consiglieri regionali di nuova nomina, Giovanni Arruzzolo, Sebi Romeo e Nicola Irto, un solo sindaco del territorio, Carmelo Panetta di Galatro, ed uno dei funzionari di punta della Regione Calabria Giacomo Giovinazzo.
Convitata di pietra, e aspramente criticata, l’amministrazione provinciale di Reggio Calabria, evidentemente assente ingiustificata all’iniziativa e invisa ai presenti per questa ragione.
Il consigliere regionale rosarnese, Giovanni Arruzzolo, non si è nascosto, ma ha spiegato che è pronto a portare la vertenza in Consiglio regionale e creare fronte comune per risollevare la prima fonte di reddito della Piana. Il reggino Nicola Irto ha illustrato quali provvedimenti siano necessari per far sì che la vicenda sia considerata sui tavoli romani, e affinché Rosarno ed i suoi agricoltori non siano lasciati soli. Sebi Romeo ha invitato tutti a non dividere la Calabria, evitando una brutale concorrenza tra Piane, ed ha anzi ribadito che con il presidente della regione Oliverio sono allo studio soluzioni per rimettere in sesto l’agricoltura, a partire dalla nuova programmazione comunitaria. Giacomo Giovinazzo, anche per il ruolo tecnico che ricopre, ha potuto parlare un linguaggio di verità , anche brutale, sottolineando le difficoltà del sistema pianigiano, al di là delle emergenze contingenti. Giovinazzo ha parlato apertamente della necessità di diversificare le colture, di non parcellizzare i fondi, creare le filiera e costituirsi in associazioni.
La parola è passata, poi, agli agricoltori, e la tensione è un po’ salita, specie con un battibecco tra un gruppo di piccoli produttori e il rappresentante della Coldiretti Domenico Cannatà.
Le rivendicazione degli agrumicoltori sono chiare: un prezzo di vendita equo e dignitoso, accesso facilitato al credito, un piano chiaro di sviluppo agricolo. I convitati, alla fine dell’incontro, non hanno potuto fare altro che aggiornare il tavolo a quando la procedura per lo stato di calamità non sarà accolta e quando gli enti avranno un piano concreto. Ma la strada, per l’agricoltura della Piana, sembra molto in salita.
Domenico Mammola