Mario Oliverio è il nuovo presidente della Regione Calabria. Il neogovernatore avrà in consiglio regionale anche due esponenti della Piana: Francesco D’Agostino in maggioranza e Giovanni Arruzzolo all’opposizione.
Più che le configurazioni di giunta, e gli incarichi, per la Calabria ed i calabresi, la cosa fondamentale sono gli atti concreti che il nuovo governo regionale deve mettere in campo.
Per quel che concerne la Piana, le troppe emergenze sul tappeto esigono interventi rapidi e radicali. Le direttrici fondamentali sono tre: occupazione, infrastrutture, patrimonio artistico-culturale e turistico.
Non è più tempo per prese in giro e mance a pioggia ad associazioni e privati amici di questo o quel politico. O si mettono dentro misure strutturali, oppure si può benissimo chiudere tutto per fallimento.
Il capitolo occupazione è quello più spinoso. Bisogna partire necessariamente dalla valutazione di fondo su cosa si vuol fare della nostra agricoltura. L’idea potrebbe essere di puntare sulla qualità e non più su un sistema parcellizzato che offre sempre le stesse cose. La regione deve individuare, insieme agli operatori locali, la specializzazione su cui investire e mettere a disposizione fondi per la riconversione e per il sostegno alle imprese agricole giovani e anche femminili. In questo quadro è fondamentale utilizzare al meglio i fondi europei della prossima programmazione comunitaria, la cosiddetta PAC.
Il budget di Bruxelles, inoltre, deve essere investito in un cofinanziamento mirato a valorizzare altri tipi di impresa, e start-up che sarà necessario far ripartire nelle zone industriali. Il discorso occupazionale, quindi, conduce dritti al Porto. Nell’infrastruttura gioiese bisogna investire, ma a condizione che chi la gestisce crei lavoro, ceda quote di governance e favorisca gli insediamenti produttivi. Gioia Tauro ha bisogno di detassazione, infrastruttarazione seria e coinvolgimento di grandi reti imprenditoriali italiane ed estere. Sempre a proposito di infrastrutture, regione e provincia devono individuare le priorità per la mobilità della Piana, avendo anche il coraggio di tagliare i fondi per le stradine “clientelari” e destinarli a opere strategiche.
Infine il patrimonio culturale e turistico. Il “made in Piana” deve poter avere un brand che invogli investitori e anche flussi turistici a visitare i percorsi mare-montagna-archeologia, con l’inserimento della filiera agroalimentare.
La regione deve fare questo, altrimenti saranno persi ulteriori 5 anni e la Piana non sarà più in grado di rialzarsi.
P.s. oltre alle opere materiali, dal nuovo consiglio regionale ci si aspetta una rinnovata moralità politica, che si traduce con il netto diniego agli accordi con la ‘ndrangheta e le pratiche oscene clientelari che hanno distrutto il tessuto sociale e la fiducia dei cittadini nella politica.
Editoriale del Direttore Domenico Mammola pubblicato su Terra di Mezzo, il mensile di Zmedia in edicola