Mercoledì scorso sono intervenuta in Commissione Antimafia in occasione dell’audizione del nuovo capo del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) dott. Santi Consolo.
Nel mio intervento, oltre a formulargli gli auguri di buon lavoro per il non facile ruolo assunto, ho inteso porre alcune questioni relative alla situazione delle carceri in Calabria, presso le quali, nei mesi scorsi, ho effettuato diverse visite ispettive.
Queste ispezioni mi hanno fornito uno spaccato di una situazione generale, che riguarda tutti gli istituti di pena del nostro Paese, dove appare difficile, se non impossibile coniugare la necessità di punire i colpevoli con quella della garanzia dei diritti di cui un detenuto è comunque portatore.
In particolare ho posto all’attenzione del dott. Consolo la situazione del reparto di isolamento del carcere di Rossano dove, durante una mia visita a sorpresa, ho trovato condizioni di vita da terzo mondo.
Nonostante le positive ed immediate iniziative del DAP nel fronteggiare le emergenze da me segnalate, anche dopo la mia visita hanno continuato a verificarsi una serie di anomalie nei confronti di alcuni detenuti, prontamente segnalate agli uffici competenti.
In particolare ho ricordato il caso di un detenuto che è stato trasferito dalla sera alla mattina da Catanzaro a Rossano e da Rossano a Spoleto.
Questo detenuto ha fatto più volte lo sciopero della fame per denunciare alcune scorrettezze che avrebbe subito e la negazione di alcuni suoi diritti garantiti dal regolamento carcerario, scorrettezze che sembrano paradossalmente aumentate da quando io mi sto occupando del suo caso.
Circostanza ancor più grave è che, nonostante si tratti di un detenuto condannato all’ergastolo ostativo, gli vengano negati quei diritti minimi che comunque la sentenza ed il regolamento carcerario garantirebbero.
Inoltre appena pochi giorni fa nel carcere di Reggio Calabria è morto un detenuto che, dalle notizie in mio possesso, aveva chiesto in più di un’occasione di essere sottoposto a visita medica.
Ho citato questi esempi perché li considero emblematici della situazione generale delle nostre carceri nelle quali, al di là delle leggi e delle dichiarazioni di principio, si opera spesso al limite del diritto.
Enza Bruno Bossio