Il 2015 deve essere l’anno della svolta per la Calabria. La politica non potrà più avere alibi.
Se la Regione non riuscirà a programmare per come atteso i fondi europei il declino del nostro territorio non potrà essere fermato.
L’anno che si è aperto da poco sarà alquanto impegnativo per la programmazione dei fondi strutturali europei, in quanto sarà l’anno di chiusura della spesa per il periodo 2007/2013, e l’avvio concreto della programmazione 2014/2020. I ritardi accumulati dalla nostra Regione sono evidenti e, nell’ultimo periodo, lo stesso governatore Mario Oliverio ha avuto concretamente modo di imbattersi nei ritardi strutturali e nei deficit burocratici che hanno frenato la macchina della programmazione. Il tempo, però, stringe e quello impegnato nell’analisi del lavoro pregresso rischia di paralizzare completamente il meccanismo della programmazione.
Siamo convinti della necessità che il 2016 debba essere l’anno in cui si debba effettivamente registrare la spesa delle risorse dei fondi comunitari 2014/2020. La nostra preoccupazione è che i ritardi accumulati non consentiranno, ancora una volta, alla Calabria di spendere le risorse messe a disposizione dell’Europa.
Dalle notizie in nostro possesso per i Programmi operativi della Calabria (Fesr, Fse e Feasr) sono disponibili 2,5 miliardi di euro (il 5,8% del totale delle risorse stanziate dall’Europa), così suddisivi: più di un miliardo e mezzo per il Fesr; oltre 250 milioni sul Fse e oltre 600 sul Feasr.
L’impegno economico è importante e potrebbe cambiare il volto della nostra Regione. Per questo siamo convinti che sia necessaria una programmazione attenta, moderna ed efficace.
Non nascondiamo la convinzione che sulle spalle del governatore Oliverio e degli assessori De Gaetano e Guccione ricada un impegno gravoso e, anche per questo, vogliamo avere con loro un confronto immediato e sereno. Sentiamo la necessità di portare al tavolo regionale le idee della Uil calabrese su quelli che potrebbero essere le architravi della programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo. Il tempo della sterile polemica politica è finito. La campagna elettorale è stata archiviata da tempo. I calabresi, adesso, non sono interessati alla “ricerca del colpevole”. La nostra gente vuole il cambiamento, vuole sentire gli effetti della rivoluzione promessa. E’ questa la vera sfida per il Governo regionale.
La Calabria ha bisogno di recuperare il gap infrastrutturale che la separa dal resto della nazione.
Il completamento dell’Alta velocità, lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro e della sua area industriale, il superamento del divario digitale – solo per citare alcuni punti e senza scendere nei particolari – devono essere parte integrante dell’agenda politica del governo regionale.
I miliardi di euro messi a disposizione dal Fondo sociale europeo, poi, devono essere messi a frutto per fare della Calabria una terra in cui si può lavorare, in cui si possano realizzare buone prassi occupazionali che non vengano svendute davanti alle nuove norme nazionali, in cui le migliori intelligenze scelgono di restare per costruire il proprio futuro e quello dei propri concittadini. Formazione, istruzione, inclusione sociale e occupazione, su questi campi si gioca la partita decisiva della nostra regione. Ciò che ci preoccupa, infine, è il fatto che ad oggi nulla si sappia dell’approvazione da parte della Commissione europea della programmazione calabrese del Fondo europeo per lo sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo. Da quello che ci è dato sapere, infatti, ad oggi sono stati approvati dalla Commissione Europea i Fesr di: Piemonte, Liguria, Trento, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Bolzano, Cultura ed i Fse di: Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia Giulia, Trento, Basilicata, Lombardia, Val d’Aosta, Piemonte, Lazio, Umbria, Toscana, Liguria, Veneto, Emilia Romagna.
Il Segretario Generale
Santo Biondo