Oggi L’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza, con il fondamentale apporto della delegazione del PD, il riconoscimento giuridico del matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili, incoraggiando i governi nazionali a farsi carico di questa esigenza fortemente sentita dalla società.
L’aver accesso ad istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata e matrimonio e, più in generale, l’adozione di norme che tutelino dai crimini motivati dall’odio omofobico e transfobico, si evidenziano come indispensabili per la tutela delle libertà fondamentali non solo dei nostri concittadini LGBTQI.
Forte è la speranza che il nostro Paese possa essere il diciottesimo a riconoscere con legge dello Stato tale diritto civile ed umano. Il vuoto legislativo rispetto tale imprescindibile questione politica e sociale è un insopportabile vulnus del nostro ordinamento democratico.
Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha rivolto all’Italia ben 186 raccomandazioni tra le quali figura la richieste “a dar seguito all’annuncio del premier di lavorare al riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso come parte degli sforzi per ulteriormente rafforzare le misure per combattere discriminazione e violenza basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere” e “assicurare eguali diritti alle persone LGBTQI riconoscendo legalmente il matrimonio e la civil partnership tra persone dello stesso sesso”.
Tali raccomandazioni sono state accettate in sede ONU dal nostro Governo.
I comuni, che non hanno alcuna competenza in merito, possono certamente sostenere questa giusta battaglia incalzando Governo e Parlamento sul rispetto di tali impegni assunti solennemente in sede internazionale e, soprattutto, imposti largamente dal sentire comune della società.
Quanto accaduto a Roma e, di recente a Reggio Calabria conferma la necessità di pervenire al più presto ad una legge che dica la parola fine ad iniziative estemporanee che generano soltanto deleterie confusioni ed alimentano un clima di scontro ideologico su una materia che, invece, dovrebbe essere affrontata, una volta per tutte, con la chiusura di odiose discriminazioni indegne di un Paese civile e democratico.