Eureka direbbero gli antichi greci. Dopo giorni di alterchi a distanza ed indecisioni da definirsi in fieri, le regioni e il governo trovano l’attesa mediazione sulle linee guida e i punti nodali necessari per la riapertura delle scuole. In un certo senso ad uscirne vincitori sono i presidenti delle regioni, i quali sostenevano con vigoria da tempo, di poter fare occupare l’80% della capienza degli scuolabus agli studenti, con deroga del 100% per quindici minuti circa laddove siano presenti idonei sistemi di aerazione sui mezzi. Anche sulle mascherine si è pervenuti ad una mediazione, con le stesse che debbono essere indossate qualora non possa essere garantito il distanziamento di un metro, sono da tale istanza esclusi i congiunti e i bimbi. I professori dovranno indossare delle mascherine trasparenti. Nelle scuole saranno previsti dei turni e delle variazioni di orario per scongiurare eventuali assembramenti. La temperatura degli studenti dovrà essere misurata a casa dai genitori e non dovrà essere superiore a 37.5. Ergo, finalmente c’è una bozza di riferimento per la riapertura delle scuole dopo settimane di caos e disorientamento. Quello che ci auguriamo è che venga garantito un ordo rerum, per la sicurezza di tutti. D’altronde in questi mesi, pur con l’ausilio della tele-didattica, c’erano state delle notevoli difficoltà, relativamente all’organizzazione dei bambini più piccoli e gli orari lavorativi dei genitori. Il ritorno a scuola implicherà pur con tutte le precauzioni del caso, un aumento dei casi di coronavirus. Occorre altresì che tutta la responsabilità non sia demandata sui dirigenti scolastici, i quali già da ora s’appellano alla responsabilità di tutti gli attori in campo. Il tutto, mentre il governo e i ministri si dicono soddisfatti dell’intesa raggiunta, evidenziando come la ripresa delle lezioni sia sempre stata una priorità del governo.
Francesco Grossi