Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, nell’ambito del procedimento penale n. 4631/20 R.G.N.R. D.D.A Mod. 21– convenzionalmente denominato “Pedigree 2”, la Squadra Mobile e i Carabinieri del ROS di Trento e Reggio Calabria hanno dato esecuzione al Decreto di Fermo nei confronti di 5 soggetti indiziati del delitto di associazione mafiosa in quanto appartenenti all’articolazione di ‘ndrangheta denominata cosca SERRAINO.
Contestualmente, è stata data esecuzione – dai Carabinieri del ROS di Trento – ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nell’ambito del procedimento convenzionalmente denominato “Perfido”, a carico di 19 soggetti indagati, a vario titolo, per i delitti di associazione mafiosa (locale di ‘ndrangheta di Lona Lases, proiezione della cosca Serraino nella provincia di TRENTO), scambio elettorale politico-mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e riduzione o mantenimento in schiavitù.
L’inchiesta convenzionalmente denominata “Pedigree2”, coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Reggio Calabria, Stefano MUSOLINO, Walter IGNAZITTO e Sara AMERIO, ha portato al fermo di indiziato di delitto e sequestro preventivo d’urgenza emesso, sussistendo il pericolo di fuga, nei confronti dei seguenti soggetti, ritenuti tutti responsabili di associazione mafiosa [cosca Serraino]:
L’indagine Pedigree 2:
Le indagini, complessivamente considerate, hanno consentito di accertare che il ruolo apicale in seno alla consorteria mafiosa è attualmente ricoperto da SERRAINO Antonio, detto “Nino”, figliodel defunto Domenico SERRAINO classe1945, inteso “Mico”, fratello di Alessandro SERRAINO classe 1975 detto “Lisciandro”. Il suo ruolo di vertice all’interno dell’omonima cosca è stato tratteggiato anche dai collaboratori di Giustizia che lo indicano quale esponente di spicco dell’associazione mafiosa con un profilo più riservato rispetto a quello del fratello Alessandro, ma ugualmente strategico e di rango verticistico, particolarmente rivolto alla cura degli aspetti nevralgici legati alle infiltrazioni nell’economia ed ai rapporti con la politica e le istituzioni, sebbene abbia finito per assumere, nel corso degli ultimi anni, dopo l’arresto del fratello Alessandro e del cognato GIARDINIERE Fabio [coinvolti nel procedimento c.d. Epilogo], un ruolo maggiormente operativoprendendo in mano le redini della ‘ndrina soprattutto nella gestione delle estorsioni enella suddivisione dei proventi illeciti del sodalizio.
RUSSO Francesco classe1973, detto “Ciccio lo scalzo”, è stato indicato dai collaboratori di Giustizia come storico componente della cosca SERRAINO con il ruolo direttivo in seno alla consorteria mafiosa di “capo società” che aveva presieduto i riti di affiliazione e che, dopo la sua recente scarcerazione nel 2017, aveva mantenuto un ruolo apicale, interloquendo direttamente con il capo della ndrinaNino SERRAINO. Le dichiarazioni dei collaboratori trovano concreto riscontronelle risultanze dell’indagine condotte dalla Squadra Mobile nell’ambito dell’operazione “Pedigree” eseguita in data 9 luglio 2020, nonché nelle indagini condotte dal ROS di Trento sotto l’egida di quella DDA. In alcune conversazioni,esponenti di vertice e sodali trentini della cosca SERRAINO descrivono RUSSO Francesco come un soggetto serio e azionista pericoloso, pronto a recarsi all’occorrenza in Alto Adige per dare manforte alla compagine mafiosa di quel territorio.
Al ruolo di Antonino FALLANCA – amministratore unico della “Fallanca Colori s.r.l.”, ditta che si occupa di produzione e commercializzazione all’ingrosso ed al minuto di vernici, colori, ferramenta, bricolage, di prodotti per l’edilizia e legname –hanno fatto riferimento i collaboratori di Giustizia, che lo indicano come affiliato di elevato lignaggio criminale della cosca SERRAINO, la cui crescita imprenditoriale è stata alimentata dai suoi rapporti privilegiati con le ndrine SERRAINO e ROSMINI. Dalle indagini è emerso come il FALLANCA abbia sfruttato il suo ruolo di esponente di vertice di una delle più temibili cosche di ‘ndrangheta, per indurregli imprenditori locali ad avvalersi dei servizi resi dalla propria impresa.
I collaboratori di Giustizia, nel corso dei recenti interrogatori,nel rievocare il passaggio alla “società maggiore” e il conferimento della dote della “Santa”, avevano indicato – tra i partecipanti al rito –un soggetto soprannominato “Zamburro”. Gli accertamenti esperiti dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, delegata sul punto dai magistrati della locale DDA, hanno consentito di identificare il predetto in Paolo RUSSO classe1961. Anche gli esiti provenienti dalle indagini della D.D.A. di Trento suggellano la genuinità del racconto dei collaboratori di giustizia.
Le intercettazioni documentano la solidarietà criminale di “Zamburro” con gli esponenti del locale altoatesino e testimoniano – perfettamente in linea con quanto dichiarato dai collaboratori – la caratura mafiosa di RUSSO Paolo, in grado di “battezzare” nuovi sodali.
A carico di VECCHIO Sebastiano, detto “Seby”, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato in forza al Compartimento Polizia Ferroviaria di Venezia, attualmente sospeso dal servizio per motivi disciplinari, nonché, per diversi anni, consigliere comunale ed assessore a Reggio Calabria dove ha rivestito anchela carica di Presidente del Consiglio Comunale, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha disposto il fermo di indiziato di delitto per associazione mafiosa sulla base di plurime chiamate in correità, riscontrate peraltro dagli esiti di alcune intercettazioni effettuate nell’ambito del procedimento Pedigree – dalle quali è stato delineato a suo carico un gravissimo quadro indiziario.
Il predetto è stato:
Diversi collaboratori di giustizia – tutti di comprovata affidabilità – hanno descritto VECCHIO Sebastiano come soggetto legato, a doppio filo, alla cosca SERRAINO e ciò a dispetto dei ruoli istituzionali dallo stesso rivestiti. Il VECCHIO, poliziotto a lungo dedicatosi all’attività politica, in tale doppia veste non ha esitato ad interloquire con i SERRAINO e con altri esponenti della criminalità organizzata reggina, ricavando benefici elettorali ed assicurando ai suoi sodali una ventennale “messa a disposizione” per venire incontro alle loro più svariate esigenze.Subito dopo la sua elezione e la successiva designazione quale Assessore alla Pubblica Istruzione, erano sorte, però, impreviste tensioni con gli esponenti del sodalizio mafioso, degenerate persino nel danneggiamento incendiario di due autovetture di SebastianoVECCHIO.
I resoconti dei citati collaboratori – oltre che riscontrarsi reciprocamente – trovano una incisiva conferma in un episodio rappresentativo dell’estrema vicinanza di Sebastiano VECCHIO alla ‘ndrina dei SERRAINO.Il 12 marzo 2010, VECCHIO – all’epoca assessore del Comune di Reggio Calabria – prendeva parte, presso la chiesa di San Sperato, ai funerali del boss Domenico, inteso “Mico” SERRAINO, capo della cosca, già sottoposto al regime carcerario ex art. 41 bis ord. pen., fratello del defunto Francesco [Don Ciccio, “re della montagna”] e padre di Alessandro [detto “Lisciandro”] e dell’odierno indagato Antonio, inteso “Nino” SERRAINO. Quella presenza non poteva che essere motivo di vanto per la storica ndrinareggina, che – agli occhi della popolazione e delle cosche alleate – si fregiava dell’ultima riverenza, attribuita al suo capo, da un rappresentante delle istituzioni.Ciò a maggior ragione perché il Questore pro tempore– tenuto conto della personalità del deceduto – aveva emanato apposita ordinanza con cui vietava il trasporto della salma in forma pubblica e solenne.
È emerso, inoltre, anche grazie alle intercettazioni telematiche ed ambientali disposte nel corso dell’indagine Pedigree, come il VECCHIO abbia intessuto illecite cointeressenze con gli esponenti della cosca SERRAINO sino ad epoca recentissima, concorrendo nell’intestazione fittizia di un ristorante in realtà riconducibile al pregiudicato Maurizio CORTESE, incontrando quest’ultimo durante la latitanza e fornendo informazioni riservate ai membri dell’associazione mafiosa.
Contestualmente, è stato eseguito il sequestro preventivo disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia a carico della società “Fallanca Colori s.r.l.”, con sede a Reggio Calabria, e relativo patrimonio aziendale [comprensivo di beni immobili, mobili registrati e disponibilità finanziarie], intestata ai familiari di FALLANCA Antonino, amministratore unico della società.
La Direzione Distrettuale Antimafia reggina ha ritenuto necessario procedere al sequestro preventivo di tale attività imprenditoriale, in quanto risultata in rapporto di conclamata strumentalità con il reato di associazione mafiosa contestato a FALLANCA Antonino.