Sull’edizione odierna de La Repubblica, si fa riferimento oltreché alle restrizioni eventualmente previste per le feste natalizie, con le raccomandazioni dell’Unione Europea di disertare le celebrazioni religiose in presenza, giacché si dovrebbero svolgere preferibilmente a distanza in diretta e trasmissione multimediale, ad una “conditio” alla quale ci ha coartato il Coronavirus, ovvero una crisi che dopo quella post-bellica è senza precedenti. Gli italiani circa il quotidiano La Repubblica, costretti a versare in condizioni di indigenza a causa della crisi cagionata dalla pandemia sono quattordici milioni, con un incremento di circa cinque milioni. Sono notevolmente accresciute difatti, le richieste di ausilio presso le mense e la Caritas, nelle quali talvolta per il crescente afflusso delle genti, non vi è possibilità di sostentare tutti. Oltre all’emergenza sanitaria che ogni giorno si appalesa, appare ormai chiaro e lapalissiano come la crisi abbia coattivamente condizionato la vita economico-sociale di noi tutti. Molteplici sono le persone che hanno perduto il posto di lavoro od hanno visto un ingente calo del fatturato delle proprie aziende e/o attività. Talvolta sono essenziali gli ausili degli anziani, i quali sono costretti a sobbarcarsi i basti economici, pur di sostenere coi loro gruzzoletti e risparmi di una vita figli e nipoti. Non bastano i bonus o le misure assistenzialiste. Con le nuove restrizioni circa 240 mila esercenti sono a rischio chiusura. Gli aiuti promessi dal governo arrivano sui conti correnti con lentezza a causa dei lacciuoli burocratici, e quando pervengono sugli stessi, per gli esercenti risultano essere esigui per tenere in piedi le attività. Ora col quarto decreto Ristori, si annunziano e attendono nuovi sostegni economici, che si spera arrivino e siano subitanei. Il paese ha bisogno di ripartire, pur con tutte le accortezze del caso. Certamente riaprire tutto, come era stato fatto la scorsa estate, sarebbe un detrimento, ma occorre far di tutto pur di consentire ad un’economia in sofferenza di ripartire. Sono tempi duri. Quello che bisogna rammentare come diceva Albert Einstein, è che per ogni “crisis”, ovverosia crisi, vi è un cambiamento che ci auguriamo possa essere benevolo per il futuro nostro e dei posteri.
Francesco Grossi
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