“La decisione del governo Renzi di commissariare l’Autorità portuale di Gioia Tauro evidenzia l’ennesima, grave, frattura tra i Democratici calabresi e nel rapporto che essi hanno con il partito nazionale”.
Lo afferma in una dichiarazione il presidente del gruppo consiliare di Forza Italia, Alessandro Nicolò.
“Al di là del merito stesso della nomina, ricaduta su un ufficiale della Marina Militare di indiscusse capacità – sottolinea Nicolò – rimane aperta tutta intera la natura politica del rapporto tra la Giunta regionale ed il Governo del Paese. Dietro la nomina dell’Autorità portuale di Gioia Tauro c’è un fortissimo interesse strategico per l’Italia e per la nostra regione, una partita talmente vasta da cui dipende il futuro e lo sviluppo di molti settori dell’economia nazionale. Su Gioia Tauro, infatti, si prospettano importanti e decisivi investimenti per migliorare non soltanto le operazioni di transhipment, ma per imprimere un carattere nuovo allo scalo, aprendo davvero alla diversificazione delle attività, a partire dalla istituzione di un polo logistico in grado di stoccare e movimentare merci e manufatti in arrivo ed in partenza, in maniera più rispondente alle esigenze dei mercati europei. Se questa è la partita vera – dice Nicolò – Oliverio e la sua Giunta non possono oltre rimanere spettatori o outsider dinanzi a scelte che non tengono conto del territorio, come già accaduto per la sanità , rassegnandosi dinanzi ad una nomina che – lo dico con assoluta chiarezza – necessitava un profilo più squisitamente politico. E’ chiaro che la nomina del comandante Barbagiovanni Minciullo si è resa obbligata per la mancata proposta dei Democratici di sinistra di prospettare una candidatura che fosse di alto profilo e di comprovata esperienza e non soltanto uno dei soliti tasselli da incasellare al posto giusto, in una logica di spoil system. Di questo passo – dice ancora Alessandro Nicolò – diverrà davvero incomprensibile capire il senso della direzione di marcia di questa Giunta regionale, ancora monca e poco ‘visibile’, con un Consiglio regionale per niente coinvolto nelle discussioni sulle prospettive della Calabria, con le Commissioni stagnanti, un oblio istituzionale che rischia di ammorbare ulteriormente i processi democratici ed allontana sempre di più l’interesse dei cittadini per la vita politica e le istituzioni. I ‘giochi’ romani – conclude Alessandro Nicolò – hanno, ancora una volta, avuto partita vinta, ma sul terreno è rimasto un altro pezzo di democrazia che deprime il desiderio di partecipazione ed allontana sempre di più la Calabria dai quei processi decisionali che possono contribuire a farle cambiare volto”.