Programmazione, condivisione, concertazione e contrattualizzazione. Le politiche del lavoro in Calabria, soprattutto quelle dirette a risolvere in maniera corretta e definitiva la vertenza dei lavoratori e lavoratrici lsu/lpu, e di quelli che sono dentro il bacino della mobilità in deroga, non possono che seguire queste quattro direttrici.
In particolare per quanto riguarda il futuro dei lavoratori precari, siamo convinti che la Regione Calabria debba porsi come obiettivo di legislatura la concretizzazione della più grande opera di stabilizzazione mai pensata e realizzata sino ad oggi. Ma per raggiungere questo obiettivo è pregnante la necessità di seguire un percorso omogeneo, coordinato dall’amministrazione regionale, che allontani gli enti locali da nefaste contraddizioni nell’utilizzo di questi lavoratori. Il rischio concreto per il futuro è quello di non avere più, davanti al Governo, il giusto potere contrattuale nel rivendicare la stabilizzazione di questi lavoratori.
Davanti a questo rischio, siamo convinti che l’unico strumento perseguibile sia la costituzione di un tavolo di monitoraggio fra la presidenza della giunta regionale, i tecnici del dipartimento del Lavoro ed le OO.S.S che, attivando una attenta mappatura di questi processi e realizzando una moderna programmazione, possa porre rimedio ad un problema che si trascina da 15 anni.
Bisogna chiudere definitivamente con le vecchie pratiche del passato anche per quanto riguarda la vicenda della gestione degli ammortizzatori sociali in deroga. Ancora oggi, purtroppo, l’Insp non ha ricevuto le risorse necessarie al pagamento delle mensilità. I problemi per questi lavoratori, che sono tenuti ai margini del sistema produttivo, si aggravano di settimana in settimana. Anche in questo caso siamo convinti che sia necessaria una scelta di responsabilità, che sia fondamentale l’avvio di un tavolo tecnico di monitoraggio: l’unico strumento in grado di dare la massima trasparenza sulla gestione dei fondi e di creare i presupposti corretti attraverso programmi di politiche attive mirati, per giocarci noi, al meglio con Il Governo la partita economica e per dare a questi lavoratori una possibilità per un futuro migliore.
Solo questo è il metodo che può salvare la Calabria dalla deriva occupazionale.