Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabrianei confronti di Martino Taverna, operaio quarantacinquenne di Gioia Tauro.
Taverna, difeso di fiducia dall’avv. Girolamo La Rosa, era stato tratto inarresto lo scorso 23 Marzo nell’ambito dell’operazione denominata “Chirone”con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, mirava a scoperchiare gli interessi della cosca Piromalli nel settore della sanitàpubblica, in particolare le infiltrazioni all’interno dell’Ospedale di Polistena.
Ed aveva destato molto scalpore l’arresto di diversi medici, impiegati funzionari dell’Asp, tutti impiegati nell’ambito del nosocomio polistenese.
Buona parte dell’indagine ruotava attorno ad una ditta fornitrice di apparecchiature medico sanitarie, che – secondo la prospettazione accusatoria – sarebbe stata favorita proprio in virtù del fatto che appartenesse a soggetti ritenuti intranei alla cosca Piromalli.
Dalla imponente attività investigativa – compendiata da intercettazioniambientali, telefoniche e video, servizi di appostamento e dichiarazioni dicollaboratori di giustizia – sarebbe emerso il ruolo di Martino Taverna, definito dagli stessi inquirenti come il “ministro degli esteri” dei Piromalli, inparticolare quale referente tra la ndrina gioiese e quella di Polistena.
A carico del Taverna vi erano anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Trunfio Francesco, che lo definiva quale uomo pienamente inserito in contesti ndranghetistici, battezzato da un esponente ritenuto apicale della cosca Piromalli e molto attivo nel settore degli stupefacenti.
Avverso tali accuse proponeva riesame l’avv. La Rosa il quale metteva in evidenza come le accuse di Trunfio sull’inserimento del Taverna in contesti ndranghetistici andassero senz’altro ritenute generiche e prive di qualsiasi riscontro, anzi smentite dalle risultanze stesse delle indagini.
Ed infatti il narrato del Trunfio su Martino Taverna risultava assolutamente privo di credibilità e senza il supporto alcuno di riscontri.
Peraltro veniva evidenziato come, su Martino Taverna, gli ipotizzati “agganci” o “entrature” che il Taverna si asseriva avesse con esponenti delle cosche di Polistena – non fosse stata fornita prova alcuna.
Il Tribunale della Libertà, accogliendo pienamente le argomentazioni
difensive, riteneva infondata l’accusa ed annullava l’Ordinanza di custodia
cautelare, ordinando l’immediata scarcerazione del Taverna dopo un mese di
ingiusta carcerazione.