Tansi: L’ospedale di Locri cade a pezzi come la Calabria gestita da imbroglioni e incapaci

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“L’ospedale di Locri davanti a cui vi stiamo parlando, edificio con i ferri e il cemento esposti, che in caso di terremoto verrebbe giù come un castello di carte, è l’emblema di una regione che cade a pezzi. Ecco perché, cari cittadini, vi chiedo di andare a votare mettendovi una mano sulla coscienza e pensando non a voi, bensì ai vostri figli per chi ne ha come ovvio”.
Ha esordito così ieri pomeriggio il leader di Tesoro Calabria, Carlo Tansi, il quale nella prima diretta Facebook del suo tour nella locride in cui è stato impegnato nel weekend che ormai volge al termine – come premesso dinanzi al nosocomio locrese in cui c’erano anche i candidati del territorio del Movimento Simona Mulè, Antonella Ierace ed Ettore Lacopo – ha peraltro affermato: “Qui, proprio pochi giorni fa, è stata arrestata in flagranza di reato per corruzione una funzionaria che fungeva da Ctu nell’iter di erogazioni delle pensioni di invalidità. Persona che con il suo comportamento ha infangato tantissimi lavoratori onesti e perbene della struttura. Mi riferisco ad esempio a quelli che, a dispetto del grande impegno profuso, subiscono pure numerose aggressioni. Vorrei però soffermarmi su porcherie come la chiusura del Reparto di un reparto strategico per la cura del Covid come Pneumologia al servizio di una vasta area in cui è stato finora vaccinato contro il Covid solo il 53% della popolazione ultraottantenne e cosiddetta fragile a fronte di una media regionale che supera l’80%. E che dire poi della modernissima Risonanza magnetica inaugurata in pompa magna dalla politica locale, salvo restare chiusa per mancanza di tecnici in grado di farla funzionare. Così come va sottolineata l’assenza di primari, tanto da avere un esercito senza generali”.
Tansi, al solito, è un fiume in piena e rincara la dose: “Gli infermieri sono pochi e sottopagati al pari degli Oss, di cui ricorre la giornata mondiale peraltro (ieri per chi legge, ndr), con i quali io sono solidale. Ed è il motivo per cui rivolgo un appello al governatore facente funzioni Nino Spirlì e al commissario straordinario alla Sanità calabrese Guido Longo, verso cui inizio a essere molto critico, affinché intervengano. Ma, attenzione, le mie non sono sempre critiche prive di proposte. Mi spiego meglio: in un’Asp come quella di Reggio che da sola accusa un disavanzo pari a due miliardi di euro, basterebbe introdurre un sistema di tracciabilità delle fatture, con relative spese, come si fa per i pacchi dei vari vettori delle consegne di quanto acquistato su internet. Un modo per sfilare finalmente di mano il giocattolino molto redditizio degli ordini ai soliti imbroglioni e incapaci che gestiscono da tantissimo tempo la cosa pubblica in Calabria. Gente nella migliore delle ipotesi inadeguata come il direttore sanitario di questo ospedale, Domenico Fortugno, rimosso da poco dall’incarico”.
L’ex capo della Protezione civile regionale chiude infine con un’altra scudisciata alla classe dirigente calabrese: “La verità è che il guaio peggiore della nostra bellissima terra in ambito sanitario, e non solo, è costituito dagli interessi di quei consiglieri regionali possessori o azionisti di cliniche private, i quali hanno avuto, e continuano ad avere, l’obiettivo di depauperare la Sanità pubblica a esclusivo vantaggio di quella non dello Stato: la loro, appunto. Basti pensare a ciò, per non dover aggiungere altro, purtroppo”.

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