Abbiamo deciso, insieme a tanti altri colleghi di area riformista nel PD, di non votare il DDL scuola.
In uno Stato democratico nessuna riforma può farsi senza il consenso
Come politica e come istituzioni abbiamo il dovere di ascoltare le centinaia di migliaia di persone che in queste settimane hanno guardato a questo disegno di legge non come ad una opportunità di crescita e di miglioramento di un settore decisivo per lo stesso futuro della nostra società, ma come ad una minaccia dei propri diritti e dei propri interessi.
Lo diciamo pur riconoscendo il buon lavoro fatto, anche grazie ai nostri emendamenti ed alle nostre sollecitazioni, in sede di discussione del DDL sia in Commissione che in Aula, che hanno notevolmente migliorato il testo iniziale.
Salutiamo con soddisfazione, in particolare, lo stralcio della norma sul 5xmille che avrebbe messo in seria discussione il principio di eguaglianza delle diverse istituzioni scolastiche e della parità delle opportunità formative per tutti i nostri studenti.
Tuttavia ancora non basta.
Consideriamo, in particolare, una vera e propria ingiustizia la decisione, finora confermata, di lasciare fuori tantissimi docenti dal piano di assunzioni previsto dallo stesso DDL, persone che hanno gli stessi titoli e gli stessi diritti ad essere assunti dei loro colleghi che hanno avuto solo la fortuna di essere arrivati prima.
Non si tratta di consentire un assalto alla diligenza dell’assunzione ma di mettere a punto, come abbiamo proposto, un piano di assunzioni quinquennale che proceda alla stabilizzazione di tutti questi docenti e chiuda davvero, e una volta per tutte, la triste vicenda delle graduatorie in Italia mettendo a regime un sistema di reclutamento della scuola che, in futuro, sia basato solo su concorsi pubblici banditi, di volta in volta, per i posti disponibili.
E’ questo l’unico modo per dare una risposta seria a chi, in tutti questi anni, ha garantito allo Stato l’apertura delle sue scuole su tutto il territorio nazionale, a chi ha studiato ed ha spesso pagato profumatamente i propri corsi abilitanti per poter insegnare.
Resta inoltre incomprensibile la pervicace decisione di non aver voluto apportare le modifiche che avevamo proposto per limitare i poteri assegnati ai dirigenti scolastici sulla scelta dei docenti che, così come sono stati delineati, rischiano di aprire una marea di ricorsi e di contenziosi, senza contare il grave vulnus che si produrrà in tema di libertà di insegnamento e di diritti degli insegnanti, a partire da quello alla mobilità.
Confidiamo che al Senato, al quale abbiamo stamane inviato una lettera aperta, queste nostre proposte di modifica che vanno incontro alle ansie ed alle preoccupazioni di larghissimi settori del mondo della scuola e della stessa opinione pubblica, siano discusse ed approvate.
Perché così come ancora è, questo DDL non è una “buona scuola”.