Il piacere di camminare per sentieri e farlo anche per qualcosa di utile, come una benefica raccolta fondi. È così che, zaino in spalla, scarponcini ai piedi, cellulare alla mano, camminando camminando un’insegnante di matematica in pensione – Giuliana Baldinucci, 73 anni – ha percorso strade, stradine e viottoli da Gubbio a Roma: circa 200 chilometri in due settimane, a partire dallo scorso 22 maggio.
Un’impresa che lei, che si definisce “femminista da sempre”, ha voluto compiere allo scopo di trovare risorse da destinare ai centri antiviolenza dell’Umbria. Ora la camminatrice è a Roma dove oggi, 9 giugno, sarà accolta, per iniziativa della cooperativa BeeFree, alla Casa Internazionale delle Donne e concluderà lì in modo simbolico questa sua inedita esperienza di cui è “molto soddisfatta e contenta”. Alle donne è infatti dedicata questo suo sforzo, perché arrivi loro un messaggio: “siano convinte della loro forza, abbiamo più fiducia in se stesse, possono fare quello che ritengono giusto”.
Tutto comincia alla fine del lockdown dello scorso anno quando Giuliana, una vita di impegno sociale alla Cgil ed ora presidente dell’Auser della sua zona, comincia a camminare e fa un’inattesa scoperta: “ho provato un gran piacere nel camminare nei sentieri, in mezzo alla natura, con un passo che adatti via via a te stesso. E siccome – dice all’ANSA – mi piace sfidarmi ho cominciato a pensare dove sarei potevo arrivare: a Roma, mi sono detta, dove abita mio figlio”. Prendendo poi spunto da sua nuora, che vive a Londra insieme all’altro suo figlio, che stava raccogliendo fondi per il non profit, il passo è stato breve: “abbinerò il mio camminare ad una causa giusta. La scelta dei centri antiviolenza è stato l’inevitabile passo successivo, sia per la mia storia di donna impegnata, sia per le carenti risorse di cui ora dispongono”. Per fare questa lunga camminata, Giuliana si è allenata quasi un anno: “volevo essere in forma e raggiungere il mio scopo. Ora il mio fisico si è rinforzato e ho meno dolori. Mi dicevano ‘ma sei pazza?’, un po’ pazzo lo sono, a Gubbio – dice con ironia – è normale”.
Le ultime due settimane sono passate non sempre facilmente. Una sera sono dovuti intervenire i vigili del fuoco, allertati dal figlio, visto che Giuliana in prossimità di Spoleto aveva perso il sentiero. Un inconveniente che non l’ha bloccata né tanto meno allarmata facendole riprendere la strada il giorno dopo ma che le ha permesso di fare l’incontro che porta nel cuore. “Una volta recuperata, ho visto un bambino di 4-5 anni che insieme alla mamma ed altre persone erano lì ad vedere il soccorso. Quel bimbo mi ha regalato un fiore con tanta dolcezza. Deve avermi vista come una nonna. Ecco, quel momento mi ha molto emozionata”. Giuliana ha percorso dai 15 ai 23 chilometri al giorno; di volta in volta si adattava a strade e ritmi personali. Il momento più difficile? “Quello da Piediluco a Rieti, in mezzo alla strada, senza un albero con un gran caldo. Quella è stata davvero una tappa molto difficile. La sera sono crollata e al mattino sono tornata sul mio percorso”. Giuliana ha dormito in ostelli, in B&B, anche un monastero, e la solitudine non le ha pesato.
Ad accompagnarla, i figli e un gruppo di whatsapp appositamente creato e alcuni oggetti che aveva con sé: lo zaino era del figlio, il bastone era quello dei suoi genitori. “In fondo non ero sola, con avevo con me persone care”. E poi gli incontri. Non tanti lungo i sentieri ma ogni occasione è stata buona per parlare della sua impresa e delle donne abusate. “Ho conosciuto tante persone gentili e generose. Persone che quando le incontri ti rimettono in pace col prossimo”. A chi ha voluto, Giuliana ha dato anche l’iban a cui fare una donazione; in questo caso a favore dell’associazione “Libera…mente donna” (https://www.liberamentedonna.it/) che gestisce i centri antiviolenza a Perugia e a Terni. “Mi piacerebbe che questa mia esperienza, nata come sfida con me stessa, resti un esempio per le donne, del resto sono un’insegnante ed insegnante si resta tutta la vita. Vorrei – tiene a sottolineare – che le donne capissero che se vogliono possono fare ciò che ritengono giusto, hanno la forza per farlo. Se io, a 73 anni, ho fatto questa lunga camminata, tutte possono fare ciò in cui credono. Devono avere più fiducia in se stesse. Le donne poi dovrebbero anche essere più solidali fra loro, evitare di farsi concorrenza l’una con l’altra”.(ANSA)