USB: l’Aspromonte ha bisogno di risposte urgenti

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L’Aspromonte continua a bruciare, nonostante già circa 6mila ettari di bosco siano andati distrutti. A nulla sembrano valere le sollecitazioni, gli impegni, i proclami: nonostante l’encomiabile sforzo dei Vigili del fuoco e dei volontari le fiamme continuano a distruggere tutto.

Ben poco sembra aver prodotto la riunione di qualche giorno fa nella Prefettura reggina con il Capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, mentre si ripetono inascoltati gli accorati appelli dei sindaci, del Presidente del Parco dell’Aspromonte, dei tanti volontari e amanti della nostra montagna che in questi anni, grazie ad esempio al trekking e alla riscoperta dei vecchi sentieri aspromontani, hanno contribuito a far conoscere a sempre più persone la nostra splendida terra.

Ci auguriamo, per il futuro nostro e dei nostri figli, che al più presto si riesca a spegnere queste fiamme, cosa che appare sempre più difficile se non si aumentano le risorse impiegate, in termini di uomini e mezzi, e si metta in campo tutto quello che possa servire per fermare questa catastrofe.

Ma quando finirà questa guerra contro fiamme e incendiari criminali, è necessario che l’agenda politica metta al centro due tematiche fondamentali.

La prima è far luce sulle responsabilità politiche e istituzionali di tutto questa sciagura. Perché se è vero che gli incendi nascono da mani criminali, e ancor più vero che il sistema che avrebbe dovuto garantire la prevenzione prima, e poi di affrontare gli incendi, si è rivelato totalmente inadeguato, in termini di numero di uomini, in termini di mezzi e risorse, in termini di capacità di coordinamento e gestione. Bisogna tornare a investire nella cura del territorio, bisogna potenziare il corpo dei Vigili del Fuoco, bisogna assumere operai forestali. Non precari, non a tempo determinato o a chiamata, ma assunzioni vere.

La seconda grande questione è quella di una immediata azione di rimboschimento e contrasto del dissesto idrogeologico. L’eccezionale ondata di calore che stiamo vivendo con questo agosto torrido è solo uno dei segnali della crisi climatica che incombe, e che ha tra le sue cause proprio la devastazione di boschi e foreste. E se tra i primi effetti di questa crisi abbiamo imparato a conoscere le “bombe d’acqua” e le strade allagate dalle piogge torrenziali, la nostra montagna così devastata non può che farci ancor più paura immaginando cosa potrebbe succedere con le prossime piogge.

C’è bisogno di risposte immediate e concrete. Non i grandi piani e le grandi opere buone per far business e speculare sulla pelle dei cittadini, ma investimenti su progetti condivisi dai tecnici, dai professionisti e dalle comunità. Su questo bisogna investire i soldi del PNRR, perché non ci potrà essere rivoluzione verde senza le nostre montagne.

USB Reggio Calabria

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