Come un amore, senza il connubio tra rispetto e sentimento non può essere definito tale, allo stesso modo la politica senza il potere da conquistare e il conseguente soddisfacimento dei suoi bisogni, non ha motivo di esistere. E’ quello che in realtà è successo a Bovalino nell’ultimo trentennio dove a proliferare è stata, purtroppo, solo una “becera e deleteria politica” che spesso, all’occorrenza, si è camuffata sotto la veste di movimento politico-culturale o di lista civica, imperniata principalmente sui proclami sbandierati ai quattro venti e finalizzata soltanto a catturare il consenso per poi asservirlo alle proprie personali esigenze. La politica, quella con la “P” maiuscola, in tutti questi anni è stata colpevolmente svuotata di ogni senso ed è oggi concepita quale strumento per impadronirsi del territorio e delle sue risorse umane, materiali ed economiche. Oggi le forze politiche locali sono lontane anni luce non solo dalle istituzioni ma soprattutto dai bisogni della gente; il distacco è praticamente abissale perchè la politica non affronta (nè tantomeno risolve) i problemi concreti dei cittadini ossia quelli legati all’ambiente, alla salute pubblica, all’educazione delle nuove generazioni, al lavoro ma pensa solo alla conquista del potere inteso come tale, necessario ed indispensabile a sottomettere in ogni maniera l’avversario di turno. In pratica oggi, il modo di fare politica và in conflitto con le sue origini, non dimentichiamo che essa trae spunto dal termine greco “polis” (ossia: città) e per tale motivo dovrebbe rappresentare la libera espressione della volontà umana che si concretizza nel confronto e nella pacifica convivenza civile e sociale di una intera comunità ed invece, con l’avvento di una economia globalizzata sempre più a favore dei poteri forti ha sovvertito l’ordine delle cose ed ha stravolto il suo significato originale. Pertanto essa non è intesa come mezzo di aggregazione e di vera partecipazione sociale, come strumento diretto a intervenire nei processi decisionali che interessano la collettività; al contrario, essa si esplica attraverso l’opera millantatrice di taluni “politicanti” che operano attraverso l’esercizio del fascino seduttivo, subdolo e perverso del “dio denaro” per raggiungere uno status quo personale di primo piano coinvolgendo, tante volte, in questo diabolico piano strategico anche le forze sane di un paese che altrimenti potrebbero essere utili alla sua crescita socio-economico-culturale. Bovalino quindi, non ha bisogno nè di politica nè tantomeno di politicanti ma di persone animate da forte senso civico, di dedizione, di passione e comune desiderio di appartenenza e che abbiano a cuore solo il benessere, la crescita e lo sviluppo del territorio e della sua collettività. Il recente scioglimento del consiglio comunale avvenuto in maniera traumatica, ma non del tutto inaspettato, ha sparigliato le carte ai tanti pseudo soggetti politici che già si erano messi in moto per scatenare l’assalto finale nella corsa elettorale per accaparrarsi gli scranni del palazzo municipale; i teoremi e le alleanze si sono per il momento congelate in attesa di ripresentarsi puntuali nell’immediatezza delle elezioni che si svolgeranno non prima di diciotto mesi. E proprio come spesso succede a noi italiani ed in particolare a noi calabresi quando siamo coinvolti in episodi poco edificanti o di cui c’è da vergognarsi e sentirsi feriti nell’animo, reagiamo con enorme orgoglio mettendo in campo una grande energia che ci permette di superare ogni ostacolo, anche quello che sembra impossibile da superare. Ecco, questo è il momento per ogni bovalinese di “reagire” coscienziosamente, di rimboccandosi le maniche, di mettere il cuore oltre l’ostacolo e lasciare ai margini della società civile tutti coloro che “remano contro” dimostrando di non avere a cuore le sorti del paese. Nel frattempo è necessario vigilare con la dovuta attenzione e collaborare, al tempo stesso, con i commissari straordinari che sono impegnati nella difficile operazione di risanamento dell’Ente; risanamento non facile viste le enormi incongruenze amministrative emerse a seguito dello scioglimento del consiglio comunale. A tal proposito e nella consapevolezza delle difficoltà che essi dovranno affrontare, appare proficuo non rimanere “sotto traccia” ma, al contrario, uscire allo scoperto (come hanno già fatto con meritevole plauso alcuni movimenti ed associazioni) e contribuire fattivamente con idee, proposte ed iniziative a rendere meno traumatico il difficile momento che stiamo vivendo.
Pasquale Rosaci