Ponte sullo Stretto e innovazione tecnologica: saranno loro il volano del Mezzogiorno? Se n’è discusso nel secondo atto della prima giornata di SUDeFUTURI al Castello Ruffo

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Ponte sullo Stretto e innovazione tecnologica sono stati i temi principali della seconda parte del dibattito animato dai giornalisti Paola Bottero e Alessandro Russo nel corso della prima giornata della terza edizione di SUDeFUTURI, progetto della Fondazione Magna Grecia, che si è svolta giovedì 9 settembre al Castello Ruffo di Scilla.

 

IL CORRIDOIO SCANDINAVO MEDITERRANEO PASSA DAL PONTE

 

«L’università Mediterranea è interessata come comunità scientifica per il collegamento Calabria-Sicilia – ha affermato Marina Tornatora, docente del dipartimento Arte – La questione ha carattere storico, il fondatore di Architettura Ludovico Quaroni non ha dato solo una soluzione di carattere tecnico ingegneristico ma una visione della città dello Stretto. Il corridoio scandinavo deve avere una strategia di territorio che dà un’attenzione precisa a tutte le realtà interconnesse non solo al ponte». Tornatora ha evidenziato l’importanza di «ristabilire degli equilibri di infrastrutture» perché il Sud non parta svantaggiato: «Se Roma-Milano si fa in tre ore e mezza dobbiamo pretendere Roma-Catania in tre ore e mezza. Il ponte deve farci riflettere su una strategia ampia: guardare al Sud come uno spazio di baricentro nel Mediterraneo». La docente ha esposto poi i tre progetti – in alveo, a campata unica e a tre campate – soffermandosi sui vantaggi dell’ultimo sul piano della sostenibilità ambientale ed economici. «Come università ci interessa approfondire queste soluzioni. Io mi auguro che questo percorso che il governo ha avviato continui».

 

 

«Realizzare un’opera di così grande interesse tecnico scientifico ottimizzando anche i profili di compatibilità ambientale può costituire una leva importante anche per costruire il futuro di giovani talenti», ha proseguito Dario Lo Bosco, presidente di Trainose Gruppo Fs. «Il ponte è una cerniera strategica di un grande corridoio plurinazionale. Interconnettere le reti significa dare valore aggiunto anche all’economia e al pil. Oggi il ponte è una scommessa anche per incrementare l’economia dopo il Covid».

 

 

Di Sud scippato e Recovery ha parlato Roberto Napoletano. «Noi abbiamo avuto tutti questi soldi perché siamo quelli messi peggio: siamo il grande malato d’Europa. Questa è l’ultima occasione» ha ammonito il direttore del Quotidiano del Sud – per cui più che mai necessario sarebbe per le regioni «affidarsi a strutture di progettazione. Sul ponte: non ho le competenze tecniche per potermi esprimere sulle tre campate – ha concluso –  ma, per quanto riguarda l’aspetto economico, il ponte ad una campata era stato approvato in tutte le discussioni»

 

 

Francesco Caporaso di Anas Calabria: «L’A2 fa parte del corridoio ed è l’asse principale per la porta di accesso tra la Sicilia e la Calabria. È una grandissima opera di ingegneria che è stata completamente rinnovata ed è senza pedaggio. Realizzata cercando di rendere sostenibile l’impatto sul territorio: riqualificando quello che c’era senza utilizzare ulteriore impatto. Anas è passata dalla logica della manutenzione straordinaria alla manutenzione programmata. Per evitare rischi, costi e avere impatto sostenibile.

La A2 è una infrastruttura moderna, gestita con un numero significativa di pannelli che monitorano i flussi di traffico in tempo reale. Stiamo lavorando a 130km di Smart road».

 

«Ma siamo sicuri che i siciliani e i calabresi vogliono questo ponte?», è la provocazione di Saverio Romano, vice presidente di Fmg ed ex ministro della Repubblica. «Abbiamo vissuto tutti quanti una stagione in cui ad ogni campagna elettorale si parlava di ponte sullo Stretto. C’è stata una gara, un aggiudicatario (che è stato anche risarcito) e non c’è stato nessun moto rivoluzionario tra Sicilia e Calabria. I siciliani e i calabresi ritengono che questo ponte sia indispensabile?» domanda evidenziando come «le ragioni del no dovrebbero riguardare siciliani e calabresi» mentre quelle del «sì potrebbero avere altri interessi che potrebbero avere un panorama largo». «Prima ancora del ponte abbiamo bisogno di costruire un ponte tra fabbisogno e consapevolezza. Questo ponte che ha mille ragioni per essere realizzato non viene realizzato perché la minoranza si è rivelata più forte della maggioranza. Penso che nessuno di noi in futuro vedrà realizzato il ponte sullo Stretto nonostante sia necessario come erano necessarie molte cose prima di noi nessuno ha visto».

 

 

 

INFRASTRUTTURE E RETI DI COMUNICAZIONE: IL FUTURO È TECNOLOGICO

 

Il 5G cosa potrebbe significare per il Mezzogiorno in termini di superamento di gap con il Nord?

 

Luigi De Vecchis, presidente Huawei Italia: «Ciò che è possibile fare col 5G lo abbiamo visto realizzato in varie parti del mondo ma in Italia siamo fanalino di coda. Come gruppo Huawei in Toscana e Campania abbiamo già realizzato un sistema di riconoscimento dei rumori all’interno delle aree protette. Sempre in Italia insieme alla regione Sardegna e al Csr4, abbiamo realizzato la città Smart più avanzata del mondo che è a Cagliari. A Cagliari il sindaco ha la possibilità di gestire il proprio territorio: ad esempio prevedere quando sta arrivando una bomba d’acqua, gestire traffico, parcheggi. Una sorta di cervello che il sindaco ha a disposizione per prendere decisioni» «Per la prevenzione della criminalità informatica, inoltre, si è investito 5,5 trilioni di dollari (2 milioni di volte il nostro debito). Per questo paese possiamo essere un valore».

 

 

 

In Inwit stanno studiando una scatoletta che potrebbe sostituire il cablaggio e non è invasiva come ponti.

«Ci sono soluzioni tecnologiche sul mercato che possono risolvere questi problemi – ha illustrato Giovanni Ferigo, Ad Inwit –   lo abbiamo sperimentato a Sperlonga. Con queste scatolette riusciamo a garantire la copertura multioperatore in posti inaccessibili.

I borghi sono oggetto dei nostri studi perché stanno morendo proprio perché non c’è connessione non si può lavorare in smart working. Per lo sviluppo del Mezzogiorno è necessario superare i limiti che hanno caratterizzato il Sud del nostro Paese, anche in termini di infrastrutturazione digitale. Le soluzioni digitali sono potenti abilitatori per uno sviluppo sostenibile e noi come Inwit lavoriamo a questa transizione a supporto degli operatori, anche nello sviluppo del 5G».

 

 

 

Tasso di digitalizzazione della Calabria rispetto alla Lombardia. In tutto questo gap l’università come contribuisce?

 

Santo Marcello Zimbone, rettore UniMed di Reggio Calabria: «Noi come università c’eravamo messi in cammino già due anni fa e nascerà a pochi km da qui (con la collaborazione di Huawei e Tim) il più grande campus con servizi integrati da Napoli in giù.

Riteniamo che l’università non solo debba rafforzare collegamento col mondo delle imprese ma debba aiutare anche gli enti locali. La capacità di progettazione che è stata richiamata prima, e che non c’è, è una cosa che non si può improvvisare da un momento all’altro. Il campus Smart, a Saline Joniche, sarà un luogo in cui relazionarsi».

 

 

Conclude il talk Giuseppe Smorto, giornalista di Repubblica, con una provocazione: «Il problema del cellulare che non prende in rapporto ai problemi che ci sono in Calabria è niente. I bambini calabresi partono svantaggiati rispetto ai bambini Lombardi. Questa è una colpa clamorosa della politica degli ultimi 10 e 20 anni. La politica ha guardato al Nord ed il gap si è allargato. Quel dato sulla connettività lo potete replicare in tutti i settori, anche nella sanità. Abbiamo questo piano per il Sud, il ventiduesimo, quindi benvenuti Huawei e Inwit»

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