L’escalation dei contagi – ieri il record dall’inizio della pandemia, 170mila – spinge il Governo verso una nuova stretta per frenare la corsa del virus.
Tra le ipotesi in campo – ma Palazzo Chigi resta prudente – spunta, in alternativa all’imposizione del super green pass a tutti i lavoratori, anche l’obbligo vaccinale per i soggetti fragili, i più a rischio, come gli over 60: sono 1,2 milioni gli italiani in questa fascia d’età ancora senza iniezione e sono quelli che affollano ospedali e terapie intensive, determinando anche il cambio di colore delle regioni.
Il premier Mario Draghi, rientrato a Roma, ha fatto ieri il punto con i ministri Roberto Speranza, Patrizio Bianchi, Roberto Brunetta e con il commissario Francesco Figliuolo in vista del Consiglio dei ministri che si dovrebbe tenere nel pomeriggio per varare nuove misure utili a fronteggiare il picco dei contagi, atteso a fine mese.
Il Cdm però non è ancora convocato e potrebbe essere preceduto da una cabina di regia politica perché nella maggioranza le distanze, in particolare sull’ipotesi di estensione del super green pass, restano tutte.
La linea del presidente del Consiglio è stata sempre quella di decidere sulla base dei dati. Ed i numeri, spinti dalla variante Omicron, fanno segnare giorno per giorno nuovi picchi per contagi e vittime (più morti dei 259 di ieri non si registravano dallo scorso 30 aprile). Ma il peggio dovrà ancora venire, visto che gli esperti prevedono un’ulteriore crescita del Covid nelle prossime settimane prima che si raggiunga il plateau.
L’imperativo è quindi di raffreddare la curva. Sul tavolo c’è l’estensione del green pass rafforzato a tutti i lavoratori, pubblici e privati (lo ha chiesto ieri Forza Italia), oppure solo per i primi. Ma al momento le norme non compaiono nelle bozze e non si esclude nemmeno la possibilità di limitarlo in una prima fase ai dipendenti che sono a contatto col pubblico.
Il Super green pass per tutti i lavoratori vede la contrarietà della Lega, non convince il M5S e suscita dubbi anche nel Pd, che preme invece per l’obbligo vaccinale. I leghisti non si opporrebbero invece all’obbligo di vaccino per le categorie fragili. Ma la maggioranza si divide anche sullo smart working: ne hanno parlato a Palazzo Chigi Draghi e Brunetta, con quest’ultimo sempre inamovibile perché le norme consentono già un uso flessibile e non si può tornare al lockdown del 2020. In sostanza, è il messaggio, in caso di necessità legate a picchi di contagi è già possibile per aziende ed amministrazioni ricorrere al lavoro agile per alleggerire le presenze senza introdurre nuove misure.
Ma resta lo scontro con il M5s che invece è favorevole al lavoro a distanza. L’ipotesi dell’obbligo vaccinale sarebbe spuntata invece nel corso della Conferenza delle Regioni straordinaria convocata nel pomeriggio. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti (una delle Regioni a rischio di scivolare in arancione), è stato chiaro: “le abbiamo provate tutte – ha scritto su fb – ma a questo punto non resta che l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori e i soggetti più fragili che ancora non hanno fatto il vaccino per scelta (cosa che non vale ovviamente per chi ha validi motivi medici che glielo impediscono). Con i miei colleghi presidenti di Regione abbiamo avanzato al Governo la richiesta di intervenire al più presto per fronteggiare il picco dei contagi previsto per la fine di gennaio”.
La strada di imporre la somministrazione non appare di semplice praticabilità, in un Paese dove il clima è già surriscaldato dalle derive no vax. Di certo il Governo valuta i dati che dicono come in terapia intensiva finiscano 526 non vaccinati over 60 su un milione contro i 33 immunizzati su un milione. L’altro capitolo sul quale è aperta la discussione è la scuola, vista l’ascesa dei contagi tra i ragazzi e l’ormai imminente ritorno nelle aule dopo le vacanze. Il ministro Bianchi ha visto Draghi e poi i sindacati; ed ha ribadito; la priorità è stare in presenza ed in sicurezza. Ci sarò però una revisione del numero di contagi che fa scattare la dad per tutta la classe, con un aumento soprattutto per fasce di età che hanno una copertura vaccinale più elevata. La proposta delle Regioni prevede lo stop alla frequenza con un solo alunno positivo; la sogli a è aumentata a due per le scuole primarie e secondarie di primo grado per gli studenti di età inferiore ai 12 anni e a tre per i maggiori di 12 anni.(ANSA)