Si potrebbe presto allargare l’orizzonte dell’immunoterapia per i pazienti affetti da tumore del colon-retto.
Una combinazione farmacologica innovativa contenente un immunoterapico che ha dimostrato efficacia nei pazienti affetti da tumore del colon-retto, e l’identificazione di un possibile biomarcatore capace di indicare i pazienti che possono effettivamente beneficiarne sono stati scoperti dai ricercatori dell’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa, il cui studio, chiamato AtezoTRIBE è stato pubblicato su ‘Lancet Oncology’.
Ideatrice e coordinatrice della sperimentazione è Chiara Cremolini, professore associato di Oncologia medica all’Università di Pisa, e presidente della Fondazione GONO-Gruppo oncologico nord-ovest, ente no-profit che ha promosso il trial clinico.
“Prima dello studio AtezoTRIBE – commenta Carlotta Antoniotti, primo autore della pubblicazione e ricercatrice in Oncologia medica all’Università di Pisa – numerose esperienze cliniche hanno purtroppo deluso le aspettative di ottenere, da combinazioni farmacologiche contenenti immunoterapici, un beneficio clinico nei tumori del colon-retto che presentano una caratteristica molecolare nota come stabilità dei microsatelliti e che, purtroppo, sono la stragrande maggioranza (circa 95%) dei casi”.
L’ipotesi biologica testata dallo studio AtezoTRIBE è che una combinazione di farmaci, Folfoxiri e bevacizumab – ad oggi possibile trattamento standard per questa patologia – possa rendere i tumori con stabilità dei microsatelliti pronti a reagire all’azione di uno specifico agente immunoterapico, atezolizumab. Grazie alla collaborazione di 22 centri oncologici italiani – di cui l’Unità operativa di Oncologia 2 universitaria dell’Aoup diretta dal professore Gianluca Masi era capofila – lo studio ha incluso oltre 200 pazienti con tumore del colon-retto in stadio avanzato, assegnati casualmente a due bracci di trattamento: da una parte quello di controllo, Folfoxiri e bevacizumab, e dall’altro quello sperimentale, Folfoxiri, bevacizumab e atezolizumab. L’aggiunta dell’immunoterapico atezolizumab si è dimostrata capace di migliorare le aspettative di pazienti affetti da questa neoplasia.
Inoltre negli Stati Uniti, 12 pazienti (età media 54 anni, il 62% donne) sono guariti dal cancro al colon-retto senza la necessità della chirurgia o della chemioradioterapia. È l’incredibile risultato raggiunto dai ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, grazie al trattamento immunoterapico “dostarlimab”, un anticorpo monoclonale al centro di uno studio pubblicato sul “New England Journal of Medicine” e presentato nel corso del congresso mondiale organizzato dall’Asco, la Società Americana di Oncologia Clinica.
I ricercatori hanno condotto uno studio prospettico su 12 pazienti con età media di 54 anni (il 62% donne) e con adenocarcinoma rettale di stadio 2 e 3 con deficit di riparazione del mismatch. A questi pazienti è stato somministrato un anticorpo monoclonale anti-PD-1, il dostarlimab in monoterapia, ogni tre settimane per sei mesi a cui far seguire poi chemioradioterapia standard o chirurgia. Per pazienti che avessero ottenuto una risposta clinica completa sarebbe stato possibile evitare del tutto i trattamenti standard.
Tutti i 12 pazienti hanno avuto una risposta clinica completa, senza evidenza di tumore alla risonanza magnetica, alla valutazione endoscopica, all’esame rettale digitale e anche alla biopsia.
Dai risultati ottenuti i ricercatori hanno evidenziato come nessun paziente ha dovuto sottoporsi a chemioradioterapia oppure a un intervento chirurgico, e durante il follow-up non sono stati segnalati casi di progressione o recidiva; in più, non sono stati segnalati eventi avversi.