Bicentenario San Ferdinando: continua il ciclo dei convegni con riflessione storica sulla fondazione del villaggio e il contesto territoriale

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Proseguono gli incontri organizzati dal Comune di San Ferdinando nell’ambito dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita del paese, all’interno delle celebrazioni  denominate “Casette200”.

Stavolta, a farla da padrona, una incrociata  riflessione di carattere storico sulla fondazione, l’evoluzione ed il contesto territoriale di San Ferdinando, inteso come centro caratterizzato da una peculiarità che non si ritrova altrove e che deve essere  preservata e valorizzata attraverso il  lavoro e la ricerca comune.

La presenza di storici e accademici, infatti, che rivolgono il proprio interesse scientifico a questa cittadina tirrenica, è l’ulteriore testimonianza di una unicità nel contesto dei borghi pianigiani e non solo: la fondazione e le vicende di San Ferdinando nel corso degli ultimi due secoli costituiscono un unicum nella pluralità di storie che riguardano i piccoli centri della provincia italiana.

Moderata dal dott. Francesco Barbieri, assessore alla cultura delComune,  la serata ha preso l’avvio dai saluti istituzionali del sindaco, dott. Luca Gaetano, che ha sottolineato nel suo intervento iniziale come “la storia di San Ferdinando, seppur breve, sia stata percorsa da radicali mutamenti – talvolta traumatici che tuttavia non hanno impedito di trasformare, nonostante tutto, una palude in un luogo ospitale e questo grazie al duro lavoro dei nostri avi.”

I saluti del sindaco sono stati immediatamente seguiti dal lavoro della dottoressa Maria Lombardo, storica e scrittrice, che ha  relazionato sulla bonifica dei territori di san Ferdinando e di Rosarno e sulle dinamiche più interessanti  della famiglia Nunziante, rimarcando “le capacità organizzative e la visione strategica del generale Vito Nunziante,  che ha intravisto in questa area paludosa un territorio dalle promettenti possibilità.”

A seguire, l’antropologa e ricercatrice dell’università di Lisbona Irene Peano che ha dissertato finemente, con una esposizione accademica ma allo stesso tempo divulgativa, sulle trasformazioni economico-politiche  intervenute nella Piana e intorno alle similitudini tra le varie forme di emigrazione, raccontando come la vicenda storica di San Ferdinando ed Eranova è emblematica di quanto lo sviluppo dell’agricoltura capitalista italiana, e meridionale in particolare, si sia fondata su progetti di bonifica e colonizzazione basati fra l’altro su forme di controllo delle migrazioni, della mobilità e autonomia delle masse contadine e subalterne in generale. Se oggi molto è cambiato, questi meccanismi tuttavia riecheggiano nei tentativi di gestione dei lavoratori agricoli di origine straniera e dei loro spazi di vita, di cui la Piana di Gioia Tauro è un esempio lampante. Questi ricorsi storici dovrebbero essere al centro di una riflessione seria su come affrontare la questione da un punto di vista sociale, politico e umano.

In conclusione don Salvatore Giovinazzo, parroco in Cittanova, ha posto l’accento sulla ferita mai sanata dell’espropriazione subita dal suo paese, Eranova, e dalla successiva, irreversibile distruzione  dello stesso che, a distanza di tanti decenni, è ancora causa di commozione per le lacerazioni mai sanate.

“Dopo oltre quaranta anni non si è ancora rimarginata la ferita di chi è stato privato dei propri angoli, delle proprie stanze, del proprio paese, in nome di una politica economica brutale che, calata dall’alto senza coinvolgimento delle comunità locali, ha inciso profondamente sulla vita e sul destino di numerose persone, racconta don Giovinazzo.

Il dottor Barbieri ha intervallato gli interventi dei relatori con divagazioni storico-sociali riguardanti la progressiva crescita delle “Casette”, sottolineandone i  diversi problemi che ne hanno segnato le sorti ed i cambiamenti, davanti ad un uditorio attento  e curioso di conoscere la propria storia.

Barbieri  ha ancora una volta rimarcato come “le celebrazioni del bicentenario non devono essere intese come una rievocazione meramente nostalgica ma come un’occasione per trasferire la memoria alle nuove generazioni. La cultura di un popolo, intesa come valori, credenze, comportamenti e abitudini, è un patrimonio immateriale da preservare e custodire così da affrontare il domani nella piena consapevolezza delle proprie radici” e ha dato appuntamento ai presenti per il 17 dicembre, per un incontro pubblico sulla storia dei cognomi e delle famiglie fondatrici.

A conclusione  dei lavori, il Presidente del consiglio comunale, architetto Gaudioso,  ha provveduto a salutare e ringraziare relatori  e partecipanti, enfatizzando i punti di forza di San Ferdinando che, “grazie alla invidiabile posizione geografica e a una realtà portuale tra le più importanti in Europa, può scommettere serenamente sul proprio futuro, senza però dimenticare le proprie origini.”

Infine sono stati ricordati i prossimi appuntamenti tra cui la riapertura della Chiesa del Perdono, il convegno del tre dicembre sul tema turistico “Come e perché diventare una destinazione attrattiva: San Ferdinando paese ospitale” e la festa di San Nicola prevista per il 6 dicembre.

Le celebrazioni proseguiranno anche durante il periodo natalizio con una serie di eventi e appuntamenti rivolti ai bambini e alle famiglie.

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